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Roma e Milano, terremoto politico: Raggi e Sala nei guai

Sono passati appena due giorni dalla notizia che riguarda l’indagine su istigazione al voto di scambio a carico del Presidente della regione Campania Vincenzo De Luca, che la magistratura ha sferrato un duro colpo anche a Roma e Milano. Nella capitale è stato arrestato Raffaele Marra, capo del personale del Campidoglio e braccio destro del Sindaco Virginia Raggi, a Milano il primo cittadino Giuseppe Sala si è autosospeso a causa di un’indagine su diverse irregolarità risalenti al periodo in cui era commissario straordinario per l’Expo.

IL CASO MARRA – Dopo la telenovella legata all’ex Assessore all’Ambiente Paola Muraro, costretta alle dimissioni dopo un avviso di garanzia, è bufera sul comune di Roma a guida grillina. Oltre a Marra, infatti, è stato arrestato anche il costruttore e immobiliarista Sergio Scarpellini. La vicenda che ha portato ai due arresti è legata all’inchiesta sulla compravendita delle case Enasarco e risale al 2013. In quel periodo Marra era a capo del dipartimento politiche abitative del Comune di Roma. A quanto si è appreso l’imprenditore Scarpellini corrompeva pubblici amministratori, attraverso beni immobiliari, per trarre benefici per le sue società. Marra, nel giugno 2013, all’epoca Direttore del Dipartimento partecipazioni e controllo del Gruppo Roma Capitale, avrebbe comprato un appartamento Enasarco, con assegni tratti dal conto corrente dell’immobiliarista.

SALA SI AUTOSOSPENDE – La Procura generale di Milano ha messo sotto inchiesta l’attuale sindaco Sala. L’ex Commissario straordinario dell’Expo è indagato a causa di presunte irregolarità relative alla gara d’appalto più rilevante dal punto di vista economico dell’Esposizione Universale.  “Apprendo da fonti giornalistiche che sarei iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla piastra Expo. Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigative, ho deciso di autosospendermi dalla carica di sindaco“, ha dichiarato Sala.

È ufficiale, il corto circuito tra poteri dello stato è ai suoi massimi livelli. C’è una politica debole, vittima della corruzione e logorata dal giustizialismo. In Italia, ormai, il potere giudiziario emette avvisi di garanzia sotto forma di spada di damocle. Invece, il mondo dei media, condanna gli indagati prima ancora che si svolga il normale iter processuale.

E se in Campania De Luca accetta lo scontro (“Quando hai la coscienza tranquilla si va avanti oppure qui moriamo di avvisi di garanzia mentre i cittadini non hanno neanche i servizi essenziali“, ha dichiarato il Governatore), a Roma e Milano si delineano due scenari diversi.

In Campidoglio la rivoluzione grillina, quell’operazione di pulizia e moralità che avrebbe dovuto contraddistinguere le modalità degli amministratori cinquestelle, si scontra contro il muro crudo e duro della realtà. La favola dell’etica e della morale e del poter fare politica a costo zero armandosi di giustizialismo, sta finendo. I dirigenti pentastellati stanno dimostrando una vera e propria mancanza di esperienza. Il caso del M5S è emblematico: i contenuti da campagna elettorale, i toni forti che esaltano i forcaioli e la politica del No a tutto, si rivelano inefficaci quando si è forza di governo. Ma, del resto chi di spada ferisce, di spada perisce.

A Palazzo Marino, invece la situazione appare diversa. Sala, innanzitutto è un sindaco manager, cioè che non viene dal mondo della politica ma da quello imprenditoriale. È stato scelto per le sue qualità di gestione, dopo aver svolto il ruolo di Commissario per il grande evento che è stato l’Expo di Milano. Sala sembra aver lanciato un segnale di sfida: mettete sotto inchiesta e condannate prima del tempo un sindaco eletto dal popolo? Bene, mi autosospendo e vediamo cosa accade.

Il terremoto politico è nazionale (dopo la crisi di governo successiva all’esito del referendum costituzionale), ma è anche locale con queste inchieste che coinvolgono le principali realtà territoriali del paese. Si ha la sensazione che presto si arriverà allo scontro decisivo tra i poteri dello stato. E con la riforma di una giustizia in affanno, ancora in standby, i tempi potranno essere ancora più bui rispetto a quelli di Tangentopoli.