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Omicidio Stefania, il marito: “Mio suocero mi voleva uccidere. E’ stato un errore”

Una difesa che sorprende tutti quella adottata da Carmine D’Aponte, il muratore di 33 anni che mercoledì scorso ha ucciso con un colpo d’arma da fuoco la moglie, Stefania Formicola, 28 anni, a Sant’Antimo, comune in provincia di Napoli.

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Durante l’interrogatorio di convalida del fermo nel carcere di Poggioreale, l’uomo chiama in causa il suocero. “La pistola l’ho rubata nel suo garage, così come le munizioni che avevo in tasca”. Al gip Fabrizio Finamore, del tribunale di Napoli Nord, D’Aponte rivela poi un inquietante episodio avvenuto nelle settimane precedenti la tragedia. “Quindici giorni fa mio suocero ha provato a uccidermi, per questo avevo paura”. “Mio suocero – spiega – mi stava ammazzando in cucina, a casa sua, alla presenza del maggiore dei miei figli: se sono vivo, lo devo a Stefania: spostò la mano del padre all’ultimo momento e il proiettile uscì dalla finestra”.

Rivelazioni inquietanti che la difesa dell’uomo, rappresentata dall’avvocato Antonio Verde, sostiene di poter provare sia con dei file audio che video. Per la difesa quanto successo mercoledì mattina all’alba è stato solo un incidente (omicidio colposo). D’Aponte “non voleva uccidere Stefania, il colpo è partito per sbaglio”.

“Quella mattina avevamo fatto pace, le avevo portato in peluche e ci siamo anche baciati: non c’è stata alcuna lite”. Il gip dovrà ora valutare se convalidare il fermo per omicidio volontario aggravato dai maltrattamenti.