Si è concluso presso il Tribunale di Napoli, dinnanzi il Giudice Umberto Lucarelli, il processo nei confronti del boss del Vomero, Luigi Cimmino, con una pena irrisoria rispetto quella chiesta inizialmente.
Le accuse erano di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, falso, tutto con aggravante mafiosa. Inoltre Cimmino era accusato di aver ricostituito il clan con cui gestiva molteplici affari nel quartiere del Vomero all’uscita dal carcere, pertanto era stata chiesta da parte della procura distrettuale antimafia una pena di 18 anni di reclusione. Difeso dall’avvocato Dario Vannetiello, il capoclan si è visto durante l’udienza ridurre notevolmente la pena, cadendo una delle accuse la condanna è di soli 7 anni. Gli altri indagati hanno ricevuto rispettivamente 6 anni per Festa Luigi (ne erano stati chiesti 10), 5 anni e 4 mesi per Ferrante Pellegrino e Montalbano Raffaele (per cui invece erano stati chiesti 10 anni e 9 anni dal pubblico ministero), 4 anni e 8 mesi al genero del boss, Palma Pasquale, nonostante la recidiva e una richiesta iniziale di 8 anni. L’avvocato Dario Vannetiello durante la seduta ha chiesto inoltre di applicare le pene previste relativamente a quando era operante l’associazione quindi anteriormente al 2015.
Luigi Cimmino rimane in carcere, la detenzione è relativa unicamente a questo processo, nel prossimo giudizio di appello la pena potrebbe essere ulteriormente ridotta e il condannato potrebbe tornare nuovamente in libertà.