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Storia del Sinco, intervista al napoletano che ha inventato il celebre gioco da tavola

Il signor Emilio Salvatore è proprietario di una antica merceria che vanta oltre 30 anni di attività. Ma entrando all’interno della bottega, a conduzione familiare, si scoprono ben altre sorprese. Sulla scrivania, in bella vista c’è lui, quel gioco che proprio da 30 anni caratterizza le tombolate delle famiglie napoletane durante le feste: il Sinco.

Chi è che da bambino non ci ha mai giocato? Eppure non tutti sanno che l’inventore del celebre del gioco da tavola è un signore napoletano. Si tratta proprio di Emilio Salvatore che in esclusiva a Voce di Napoli ha raccontato la sua storia e quella del mitico Sinco.

Un’avventura nata per “gioco”

Il signor Emilio si muove con entusiasmo e disinvoltura nella sua merceria. Con calma, dispensando sorrisi, accoglie e accontenta i clienti che da anni gli fanno visita. Alla veneranda età di 85 anni, Salvatore ha ancora gli occhi luminosi, come quelli di un bambino che con passione e vitalità affronta le sue giornate. Ed è proprio con questo spirito che negli anni ’80, è diventato Mr. Sinco.

Mi trovavo a bordo di una nave da crociera per una vacanza con la mia famiglia. A un certo punto eravamo tutti al tavolo da gioco e giocavamo al Bingo, una cosa per noi italiani completamente sconosciuta. Eppure i giocatori erano come ipnotizzati dai numeri e dal tabellone luminoso. A me invece venne in mente una domanda: ma come, gli americani si sono presi la nostra tombola?!”. Il signor Emilio non poteva immaginare che quella vacanza e quelle sfide al Bingo sarebbero state importanti per la sua vita.

Tornato a Napoli non ci pensò due volte: perché non creare un gioco tutto napoletano che unisse il principio del Bingo con lo spirito della tombola? Detto fatto: “Mi bastò sostituire ai numeri del gioco americano, le carte napoletane. Al tipico panaro della tombola è subentrato il mazzo di carte. Poi ho pensato al regolamento e infine al nome: Sinco, cinque in spagnolo. Cinque come le combinazioni possibili del gioco e in lingua spagnola perché suonava bene e dava un’identità mediterranea, del Sud“.

A quel punto a Mr. Sinco non resta che organizzare la produzione e la distribuzione del gioco. Tutti i componenti, il cartellone, le carte, le cartelle, venivano da distributori diversi. Ad assemblare il tutto, ci pensava il signor Emilio in una sua piccola fabbrica con la quale, ancora oggi, riesce a dare lavoro a diversi ragazzi. L’invenzione, appena nata, divenne subito un cult. Tutti i negozi di giocattoli delle principali città, in particolare del sud Italia, facevano continue ordinazioni: il Sinco andava a ruba. Al tradizionale rito del Natale, si aggiungeva un nuovo elemento: la tombola con le carte napoletane, il gioco del Sinco.

Tuttavia il commerciante non ha mai pensato di vendere alla grandi case di produzione di giochi da tavola la sua “creatura”, nonostante avrebbe potuto farlo viste anche le offerte che negli anni non gli sono mancate. Ma il signor Emilio ha sempre rifiutato: “Perché avrei dovuto vendere una cosa mia, creata e fatta da me? Per fortuna non avevo bisogno di guadagnare tanti soldi così ho preferito che questa idea, nata con passione, restasse solo mia“.

La simpatia di Mr. Sinco è contagiosa, le sue parole scorrono come un fiume e la sua storia è coinvolgente. Emilio Salvatore insegna cosa sia l’ostinazione di portare avanti una propria iniziativa, di cogliere un’occasione, anche se nata e arrivata per caso ma coltivata come “Una pianta, di cui ti prendi cura e annaffi tutti i giorni, finché non la vedi crescere dopo che hai piantato un seme“.

*foto e video di Ciro Cuozzo