Il napoletano è diventato una lingua indipendente, riconosciuta come seconda lingua d’Italia dall’Unesco, ha origini antiche e affascinanti. La contaminazione di molti popoli, per via delle conquiste straniere, ha portato la città partenopea a sviluppare un linguaggio a se, tanto da avere proprie regole e una propria grammatica da rispettare. Alcune parole, infatti, hanno una pronuncia ed etimologia totalmente differenti dall’italiano. Termini, che se non si è nati in questa terra, o non si è studiata la lingua, non potrebbero mai essere compresi. Un mondo a parte che chiama le cose con dei nomi che distano anni luce dalla lingua ufficiale dello Belpaese. Un esempio sono la frutta e gli ortaggi. L’arancia, in napoletano diventa Purtuall, le carote diventano ‘e Pastenac’ e l’albicocca diventa Cresommola. E su quest’ultima vogliamo concentrare la nostra attenzione.
Leggi anche le parole napoletane di derivazione araba come “Paposcia” e “Mammone”
Napoli sia nell’antichità, dai greci ai romani, e sia nell’età moderna, è stata sempre al centro del mondo conosciuto fino a diventare la terza città più potente del mondo tanto che Federico II Svevia, nelle sue poesie, raccontava quanto la bella Partenope potesse diventare la città del mezzogiorno per l’unità dell’intera nazione. La cultura ha continuano a mescolarsi negli anni, anche quella culinaria, soprattutto grazie al Regno delle due Sicilie ed ai continui scambi più viscerali tra il profondo sud e Napoli, e da qui si è forgiata quella che oggi è una lingua solida, e che l’Unseco ha deciso di proteggere per fa si che non si perda con i volgarismi attuali.
Ma ritorniamo alla Cresommola. Più di tutti a dare le basi a questa lingua è stato il rapporto che Napoli ebbe con i greci. Questo popolo colto e in espansione proveniente dal mondo antico, decise di valicare i confini della propria terra stanziandosi così nell’attuale Magna Grecia. Partirono da Calcide ed Eretria, nell’Eubea, e si stanziarono in quella che oggi è l’attuale area flegrea e qui fondarono Cuma. Da Cuma diedero origini a Parthenope, Neapolis la nuova città, che leggenda vuole fondata sul corpo della Sirena. I greci contaminarono Napoli con la loro grande cultura, introducendo inevitabilmente i loro idiomi come la “Cresommola“. La parola infatti deriva dal greco chrysoun melon, che significa “frutto d’oro” per via della sua colorazione accesa e dorata quasi come se fosse baciato dal sole. Infatti attaccate ancora ai rami, le Cresommole, sembrano delle pepite d’oro che luccicano non appena un raggio di luce le attraversa. Le piante di albicocche, che crescono ai piedi del Vesuvio, possiedono davvero qualcosa di magico: qui troviamo le più buone e gustose, quelle che quando dall’arancione incominciano a colorarsi di rosso sembrano dire “mangiami”, per via del sapore dolcissimo che hanno raggiunto pronto a sciogliersi in bocca proprio come se fosse oro.