La ricetta provola alla pizzaiola è tipica del capoluogo campano. Un po’ come la carne alla pizzaiola, questo tipo di pietanza ha origine antiche e affonda le sue radici nella città di Napoli. Ancora oggi, spesso, vi capita di preparare un po’ di sugo in più quando “buttate la pasta”, e si sà “ittà ‘o magnà è peccat” e allora i napoletani lo riutilizzano per realizzare un secondo piatto altrettanto gustoso o che tuttavia può sostituire un vero e proprio pasto. Ed è il caso della provola alla pizzaiola.
Foto: studentiaifornelli di giallozafferanoRicetta provola alla pizzaiola accompagnata dal pane cafone per una “scarpetta” ‘a soddisfazione
Un piatto che preparato con un sugo ad hoc può darvi delle sensazioni davvero libidinose a partire dalla provola che si scioglie in bocca al pizzicore provocato dall’incontro di aglio e origano. Ma ora scopriamo gli ingredienti:
Ingredienti per 4 persone
- 500 g di provola di bufala affumicata
- 200 g di pomodorini del Piennolo
- 2 spicchi di aglio
- 1 fetta di pane cafone
- olio extravergine di oliva
- origano
- sale
Preparazione
- Per prima cosa bisognerà lavare perbene e tagliare i quattro pomodorini. In una padella, invece, far rosolare l’aglio nell’olio e appena risulterà imbottito bisognerà aggiungere i pomodorini, salare e cucinare per 5 minuti circa.
- Dopodiché inserire cinque fette di provola nel sugo e farle sciogliere aggiungendo man mano un po’ di origano. E’ importante non cuocere troppo la provola per evitare che fili. Ad ogni modo servire la provola o immersa nel sugo all’interno di un piatto o su una fetta di pane cafone. Noi la preferiamo però nel piatto per fare poi una bella scarpetta con il pane tipico campano.
Curiosità. Spesso si sente parlare di “pane cafone” e soprattutto chi non vive a Napoli non sa di cosa si tratti o da cosa derivi questa denominazione. Il termine cafone indica una persona dai modi rozzi, e in questo modo veniva chiamato il contadino dell’entroterra campano. Queste persone utilizzavano come cintura delle funi, e per questo identificati dal popolo come quelli “co’ ‘a fune” (con la fune), trasformato poi in “cafone”. E oggi viene definito così anche il pane cafone, tipico appunto delle zone di campagna.