La tragica storia di Giulia Tramontano, vittima di femminicidio, rivive nelle toccanti parole di sua sorella, autrice del libro “Non smetterò mai di cercarti”. Il volume nasce dalla paura che la sorella venga dimenticata e dalla necessità di fissare i ricordi prima che la memoria, per autodifesa, li alteri. La scrittura è diventata un modo per mettere nero su bianco la verità e offrire una testimonianza immutabile a sua nipote Giulia, nata dopo la tragedia e omonima della zia. L’autrice sperava in un effetto terapeutico, ma confessa che il senso di colpa per non aver colto segnali d’allarme non l’ha mai abbandonata. L’unico sollievo è la consapevolezza di aver contribuito a far conoscere la vera Giulia, ben oltre la riduttiva etichetta di vittima.
L’attenzione mediatica sul caso è percepita come un’arma a doppio taglio. Se da un lato aiuta a mantenere alta l’attenzione sulla vicenda, dall’altro l’autrice denuncia una morbosa curiosità che spesso manca di rispetto alla vittima. La continua esposizione del volto dell’assassino, Alessandro Impagnatiello, viene vista come un’offesa e un’inutile glorificazione. Per quanto riguarda le motivazioni della sentenza, l’autrice le percepisce come quasi consolatorie, ma teme che in un Paese dove è difficile ottenere l’ergastolo, la mancanza di “personificazione” della vittima possa portare a pene più miti. La più grande paura della famiglia è che l’assassino possa un giorno tornare libero e rifarsi una vita, mentre la loro vita è distrutta per sempre.
Questo dramma ha cambiato profondamente il rapporto della sorella di Giulia con le persone. Ora riconosce la violenza in forme subdole, non solo nell’aggressione fisica, e ammette di provare una paura che prima non conosceva. La sua fiducia negli altri è stata intaccata e il timore di diventare lei stessa una vittima la tormenta. Vivendo in Olanda, l’autrice nota una differenza nel modo in cui i media trattano i crimini, molto più rispettoso e meno sensazionalistico rispetto a quanto accade in Italia. La sua speranza più grande è ritrovare un po’ di normalità, vedere i suoi genitori trovare un po’ di pace e superare i crolli, e riuscire ad accettare la morte di sua sorella per tornare a vivere senza la costante paura che la morte possa farle visita di nuovo.
