Gli danno fuoco perché aveva deciso di uscire dal giro di droga del clan. E’ questa la storia di Antonio Storaro che, lo scorso 4 dicembre, è stato vittima di un vero e proprio attentato punitivo messo in atto dall’organizzazione criminale per cui aveva lavorato. Spacciava droga e aveva deciso di cambiare vita, trovare un lavoro onesto.
La camorra gli dà fuoco per ‘punizione’
E il nuovo capitolo della sua esistenza era iniziato in un garage, dove aveva trovato un impiego con un contratto normale. Un lavoro lontano dai traffici di droga, dagli omicidi e dalla violenza. Ma quella decisione di Storaro è stata vista come un voltare le spalle al clan, così è stato deciso di punirlo. A dargli fuoco, gettandogli della benzina addosso in piazza San Vincenzo alla Sanità, è Alessio Pica, giovane del 1995 accusato di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla finalità mafiosa.
Storaro agli investigatori, dal reparto grandi ustionati dell’ospedale Cardarelli quando ha riacquisito la parola, aveva detto di essersi bruciato da solo. Aveva spiegato che aveva con se una tanica di benzina e che accendendosi una sigaretta aveva provocato il rogo. Ma la sua versione non è stata credibile fin dall’inizio e così dopo un’attività investigativa è stata ricostruita la matrice del gesto punitivo. La vittima in un secondo momento poi spiegò di non voler denunciare il suo aguzzino, voleva solo cambiare vita e chiudere con quella vecchia. Un desiderio che forse oggi riuscirà ad esaudire.
