Il Presidente della Corte d'Appello e il Procuratore Generale di Napoli hanno spiegato le loro relazioni durante la conferenza stampa
Oggi si è tenuta in streaming la conferenza stampa che ha anticipato l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2021 in programma sabato. L’evento sarà fruibile in diretta su internet attraverso Radio Radicale a causa della pandemia. VocediNapoli.it ha chiesto al Presidente della Corte d’Appello di Napoli, Giuseppe De Carolis di Prossedi e al Procuratore Generale di Napoli, Luigi Riello, se per risolvere le problematiche della congestione della macchina giudiziaria si può intervenire: sul principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, sulla depenalizzazione di alcuni reati e sulla questione dei magistrati fuori ruolo.
NAPOLI NORD – Il presidente della Corte d’Appello di Napoli, Giuseppe De Carolis di Prossedi, segnala “ancora una volta la grave situazione in cui versa il Tribunale di Napoli Nord“. De Carolis ha dedicato un passaggio alla situazione del Tribunale con sede ad Aversa (Caserta) presentando l’andamento della giustizia e gli indici della criminalità nel distretto, in vista dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2021 prevista sabato. Dopo Napoli, spiega De Carolis, il Tribunale di Napoli Nord “ha definito il più alto numero di procedimenti del Distretto, pari a 21.964“, ma “ha visto aumentare la propria pendenza a causa di una sopravvenienza di ben 22.571 procedimenti, che è anch’essa di gran lunga la maggiore del Distretto dopo Napoli“. De Carolis parla di “organico inadeguato” rispetto ai carichi di lavoro. Per quanto riguarda i Tribunali del Distretto, De Carolis osserva che “Avellino, Benevento e Santa Maria Capua Vetere registrano una riduzione della pendenza, mentre Napoli, Napoli Nord, Nola e Torre Annunziata registrano un aumento“.
LA PRESCRIZIONE – Quasi un processo su due in Corte d’Appello di Napoli si conclude con la prescrizione. Il dato è stato fornito dal presidente della Corte d’Appello di Napoli, Giuseppe De Carolis di Prossedi, presentando la relazione sull’andamento della giustizia e degli indici della criminalità nel distretto. I procedimenti penali definiti in appello con declaratoria di estinzione del reato per prescrizione sono stati 3.626, pari al 39,6%, mentre negli altri uffici del Distretto sono stati complessivamente 67 per il dibattito collegiale (pari al 4,9%), 2.565 per il dibattimento monocratico (pari al 9,6%), 2.562 per le sezioni Gip-Gup (pari al 4,4%) e 2.302 per le Procure della Repubblica (pari al 2,4%).
I DATI SUI REATI – Nel 2020 nel territorio di Napoli e provincia si è registrata “una notevole riduzione dei reati“, 18,15% in meno rispetto al 2019: da 130.306 a 106.653. Il dato è stato fornito dal presidente della Corte d’Appello di Napoli, Giuseppe De Carolis di Prossedi, presentando l’andamento della giustizia e gli indici della criminalità nel distretto in vista dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, prevista sabato. “Quasi tutti i delitti – spiega De Carolis – risultano diminuiti in modo significativo“. Gli unici delitti che risultano aumentati in modo significativo sono quelli informatici. “E’ pur vero – ragiona De Carolis – che sulla diminuzione dei delitti e in particolare di quelli più gravi e di maggior allarme sociale, come quelli predatori, hanno sicuramente inciso le restrizioni alla mobilità dovute alla pandemia, che non hanno invece avuto ovviamente alcuna incidenza sui delitti informatici, ma è altrettanto vero che la tendenza positiva della diminuzione dei delitti è stata costante negli ultimi anni ed è analoga anche nei territori di Caserta, Avellino e Benevento e rispettive province, come risulta dai dati forniti dalle locali Questure“.
LA FRAMMENTAZIONE DEI CLAN – La “destrutturazione” dei clan camorristici attivi nella città di Napoli, prodotta dall’azione giudiziaria, “ha determinato il proliferare di una molteplicità di gruppi criminali che si contendono il governo assoluto sui traffici illeciti del quartiere di riferimento o di quartieri limitrofi, in un fluido e continuo alternarsi e capovolgersi di alleanze“. Lo spiega il presidente della Corte d’Appello di Napoli, Giuseppe De Carolis di Prossedi, nella sua relazione sull’andamento della giustizia e gli indici della criminalità nel distretto. I gruppi criminali in questione, sottolinea De Carolis, sono “alla perenne ricerca di una legittimazione carismatica, fatta di ostentazioni di simboli e di azioni di fuoco sulla pubblica via, in particolare in prossimità delle abitazioni di esponenti di gruppi rivali, nella forma delle cosiddette ‘stese’, ormai confermatesi quale strumento tipico e diffuso di manifestazione del conflitto per il controllo del territorio, e di ferimenti con colpi di arma da fuoco“. Gli storici clan cittadini, aggiunge De Carolis, “si limitano piuttosto a percepire quote dai predetti gruppi operativi, ma non a intervenire nelle dinamiche vive del controllo del territorio. Essi sono votati invece all’accumulo patrimoniale e al riciclaggio“. Diversamente da quanto avviene per i clan del centro cittadino, sottolinea il presidente della Corte d’Appello di Napoli, “quelli della provincia risultano invece storicamente più coesi e meno polverizzati in sottogruppi“.
LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA – “La criminalità organizzata spara meno, non c’è dubbio, ma dobbiamo stare molto attenti perché nei periodi di crisi, come avvenne purtroppo con il terremoto dell’80 e qui abbiamo una crisi economica davvero gravissima e spaventosa, la criminalità organizzata è agguerrita per spartirsi la torta“. Lo ha detto il procuratore generale di Napoli, Luigi Riello, nel corso di una conferenza stampa organizzata in videoconferenza in vista dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2021. “Il numero enorme di fallimenti, di cessioni di azienda, di una serie di successioni nella conduzione di aziende – ha spiegato Riello – ci danno il senso della pericolosità e dell’infiltrazione della criminalità organizzata nelle realtà del commercio e dell’industria“. “Noi rischiamo quello che viene definito il welfare della camorra, e su questo la Procura distrettuale antimafia di Napoli e le forze dell’ordine sono molto attente. Man mano che andiamo avanti e ci avviciniamo al momento della spartizione dei fondi, abbiamo assolutamente bisogno di una risposta strategica nei confronti della criminalità organizzata, sempre meno violenta ma particolarmente agguerrita e molto raffinata nel conoscere i meccanismi economici e finanziari“, ha concluso Riello.
DEVIANZA MINORILE – “Anche se i procedimenti a carico dei minorenni e i reati commessi dai minorenni sono diminuiti, purtroppo la questione giovanile nel nostro territorio non è certamente risolta“. Lo ha detto il procuratore generale di Napoli, Luigi Riello, nel corso di una conferenza stampa svolta in videoconferenza in vista dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, prevista sabato mattina. “Non si è fatto granché rispetto agli anni passati per il recupero e la bonifica sociale“, ha spiegato Riello che ha citato due episodi: “Nel gennaio 2020, in occasione dei fuochi di Sant’Antonio, ci sono stati momenti di vera e propria guerriglia urbana di minorenni che hanno assaltato con lanci di uova e oggetti le forze di polizia, qualche mese dopo un gruppo ragazzi ha assalito con un lancio di sassi una pattuglia dei carabinieri che stava procedendo al loro controllo in quanto sorpresi in strada in violazione delle norme anti Covid“. Secondo Riello “questa indifferenza ai rigori della legge e questo odio nei confronti dei rappresentanti dello Stato è significativo, come lo è il fatto che le associazioni camorristiche con presenza di minori sono aumentate, da 10 a 12, il che vuol dire che purtroppo l’utilizzazione da parte delle organizzazioni camorristiche dei minorenni non solo non si è arrestata ma è aumentata“.
LE MASCHERINE – “In questa fase economica emergenziale conseguente alla pandemia da Covid-19, il riciclaggio e il reinvestimento di denaro da parte della criminalità organizzata è risultato più difficoltoso, non potendo accedere agevolmente al tradizionale mercato delle imprese turistiche della ristorazione e dell’abbigliamento, ma ha trovato nuove fonti di riciclaggio e guadagno dalla commercializzazione di dispositivi di protezione individuale e, in particolare, di mascherine protettive, che sono state vendute in grossi quantitativi anche ad enti locali e ospedalieri“. E’ un passaggio della relazione del presidente della Corte d’Appello di Napoli, Giuseppe De Carolis di Prossedi, sull’andamento della giustizia e gli indici della criminalità nel distretto nell’anno appena trascorso.
I MURALES – Gli “altarini” o i murales in memoria di persone morte mentre commettevano un reato “sono una vergogna che va rimossa“. Lo ha detto il procuratore generale di Napoli Luigi Riello, interpellato sul caso dei murales dedicati a Ugo Russo e Luigi Caiafa, giovanissimi che hanno entrambi trovato la morte in tentativi di rapina. “Non sono espressione di una modalità di libertà di espressione – ha aggiunto Riello – non ci si può svegliare la mattina e dipingere su un palazzo o su un muro, la città non è loro. Su questo tutte le forze di polizia e tutti quanti dobbiamo essere inflessibili, quelle cose vanno rimosse per dare una risposta doverosa a chi con protervia crede di creare degli eroi. Con tutto il rispetto per chi ha perso la vita, anche delinquendo, non meritano alcun rispetto né tantomeno alcuna celebrazione. Su questo dobbiamo essere inflessibili. E’ ora di mettere veramente i valori al posto giusto e di essere chiari“. Secondo Riello “non si tratta di politically correct, ma di stare da una parte o dall’altra. Non c’è una mediazione: o si è con lo Stato o contro lo Stato“.
IL ‘CASO’ MARESCA – Sulla possibile candidatura a sindaco di Napoli di Catello Maresca “mi sono limitato a segnalare, come procuratore generale, una situazione che è giusto che adesso siano le autorità a cui questa segnalazione è stata fatta a valutare in piena libertà e serenità“. Così il procuratore generale di Napoli Luigi Riello, interpellato sulla sua segnalazione al Csm in merito alla possibile entrata in politica del magistrato napoletano. “Nessuno vuole accusare nessuno – ha aggiunto Riello – ma si sono dati elementi affinché questi fossero valutati. Sul caso Maresca non ho altro da dire“, ha aggiunto Riello, specificando però poco dopo che, a suo avviso, si dovrebbe “vietare che il magistrato si possa candidare nello stesso luogo in cui esercita le funzioni giudiziarie“. Parlando più in generale del rapporto tra magistratura e politica, Riello si è detto contrario a quello che ha definito “il treno andata e ritorno tra magistratura e politica. Chi parte e va in politica non ritorna, o se ritorna lo fa con un incarico amministrativo. I magistrati superstar che vanno in giro a fare politica e che frequentano i talk show dalla mattina alla sera li vedo solo come una negazione della cultura giurisdizionale e della serietà che un magistrato deve avere“.
DISSOCIAZIONI ‘SEMPLICI’ – Le “dissociazioni pure e semplici” di esponenti di clan camorristici “portano talvolta a riduzioni di pena che non sarebbero opportune“. Lo ha detto il procuratore generale di Napoli Luigi Riello, citando un episodio che riguarda la famiglia Moccia di Afragola (Napoli): “Attraverso alcuni suoi esponenti si è dissociata – ha spiegato Riello – e questo senza fare alcuna chiamata di correità se non a se stessi o a soggetti deceduti o già collaboratori di giustizia. Questi esponenti sono arrivati a intraprendere iniziative giudiziarie nei confronti di magistrati, giornalisti, collaboratori di giustizia e testimoni perché questi sostenevano che erano stati o erano camorristi“. Secondo Riello “questo la dice lunga sulla protervia della criminalità organizzata e su quanto la criminalità organizzata riesce a fare, nonostante abbiamo tenuto alta la guardia della nostra attenzione pur in uno degli anni più difficili“.

