Correggere il reddito di cittadinanza allargando la platea (eventualmente con importi base più bassi) e studiare per il dopo Quota 100 regole previdenziali che favoriscano i lavoratori impegnati in mansioni usuranti e i giovani. Nello scorcio di un anno che ha visto l’Inps impegnato in uno sforzo straordinario per l’implementazione delle misure anti-Covid (oltre 14 milioni di beneficiari per una spesa di 26,2 miliardi), anche con notevoli strascichi polemici, il presidente Tridico ha presentato il rapporto sull’attività dell’istituto nel 2019.
Nonostante lo sfasamento temporale, le analisi e le indicazioni tengono conto naturalmente di quanto successo negli ultimi drammatici mesi. A proposito della cassa integrazione (che in media è costata ai lavoratori 600 euro in busta paga nei mesi di aprile e maggio), Tridico ha rivendicato l’azione dell’istituto, sottolineando le criticità legate però a suo avviso alla necessità di effettuare i dovuti controlli. Inoltre ha ricordato come abbiano usato questo strumento anche aziende in cui la produzione non è diminuita.
Tagliare il reddito di cittadinanza
Il terzo capitolo del rapporto è dedicato al reddito di cittadinanza, alla cui ideazione Tridico ha dato un contributo fondamentale prima di diventare numero uno dell’Inps. Lo strumento viene quindi difeso nella sua funzione di contrasto alla povertà: obiettivo che sarebbe stato raggiunto, in particolare con la maggior riduzione negli ultimi dieci anni dell’indice Gini che misura le disuguaglianze. Il ricorso al Rdc è cresciuto nei mesi della pandemia e il flusso di spesa – anche se questo non viene detto esplicitamente nel rapporto – sta per raggiungere i tetti previsti dalla legge: il che richiederebbe un ulteriore finanziamento da parte dello Stato.
L’Inps suggerisce comunque alcune linee di miglioramento, che passano essenzialmente per la semplificazione dei requisiti (in particolare con l’allentamento di quello patrimoniale) e il conseguente allargamento della platea, che potrebbe comportare anche una riduzione dell’importo base; ma anche per la modifica dell’attuale “scala di equivalenza” che penalizza le famiglie numerose.

fonte, Il Mattino
