A seguito del violento terremoto che il 5/02/1783 colpì la Calabria con distruzioni e 30.000 vittime il governo Borbonico di Napoli retto da Ferdinando IV organizzò la ricostruzione delle città colpite Reggio, Catanzaro, Vibo Valentia, facendo redigere il Primo regolamento antisismico d’Europa, qualche centinaio di anni prima dei moderni regolamenti.
Questo Regolamento, esemplare per scientificità e completezza in quell’epoca, già stabiliva che le case i cui muri erano formati da grossi ciottoli, spesso non squadrati, e con poca calce, non avevano alcuna resistenza rispetto alle azioni sismiche.
Cosa tristemente evidente tutt’oggi nelle rovine di molte case di Amatrice e degli altri centri colpiti dal sisma del 24 Agosto 2016, che mostrano macerie composte da agglomerati di grossi ciottoli crollati senza opporre resistenza.
Sulla scorta di tecniche costruttive già usate dagli antichi romani, in Italia e in diversi paesi del mediterraneo, il Regolamento Borbonico ai fini antisismici proponeva di realizzare murature i cui elementi lapidei fossero segmentate e contenute in graticci di legno, capaci quindi di resistere molto meglio alle spinte sismiche (vedi il bellissimo trattato Trattato di Costruzioni Antisismiche di F. Masciari Genovese – Hoepli, 1915). Questa tecnica fu in grado di preservare dal crollo moltissime case dei nostri centri antichi, ben prima della nascita delle moderne tecniche di adeguamento sismico.
Luciano Nunziante
Professore Ordinario di Scienza delle Costruzioni
Università degli Studi di Napoli Federico II


