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Si è tolto la vita nella sua azienda. La storia di Antonio ucciso dalla crisi

“Vedrete che ce la faremo, abbiamo superato tante prove, supereremo anche questa crisi”. Sono le ultime parole pronunciate ai suoi dipendenti e familiari prima di cadere nella più brutta delle depressioni, quella che ti spinge a mollare e a commettere un atto terribile: il suicidio. Ha provato fino alla fine a darsi forza e a infondere coraggio in chi gli stava accanto. In famiglia, agli amici e ai colleghi ma poi ha gettato la spugna e si è tolto la vita. Antonio Nogara non ce l’ha fatta ed ha mollato tutto.

Negli ultimi giorni era sembrato taciturno, riflessivo, schivo. Su di lui sono cominciate ad abbattersi le conseguenze psicologiche e soprattutto economiche, per chi come lui aveva la responsabilità di portare avanti un’azienda, con tanto di operai e dipendenti a carico.

Due sere fa, nella sua officina a San Giovanni a Teduccio, nel cuore di rione Pazzigno si è letteralmente barricato all’interno della sua grande falegnameria specializzata in arredi per locali e si è tolto la vita. Aveva 57 anni, una moglie e una figlia. Ai suoi stretti congiunti ha lasciato una lettera, nella quale ha rivolto l’ennesima dimostrazione della propria dignità, del proprio decoro di cittadino, padre di famiglia e lavoratore: ha chiesto scusa alla famiglia, alla figlia in particolare, ha fatto riferimento a questioni economiche, prima di dare corso a una decisione estrema.