Due ore di interrogatorio in procura a Napoli per Tony Colombo, il cantante neomelodico, sposo di Tina Ripoli, vedova di un boss della camorra, indagato dopo il concerto show a piazza del Plebiscito lo scorso 27 marzo, non autorizzato dal comune di Napoli, dove l’evento era registrato come un flash mob.
Come racconta Il Mattino, il cantante ha spiegato ai pm come è nata l’esigenza di rivolgersi al fratello del sindaco per realizzare l’evento: “Ho conosciuto Claudio de Magistris qualche anno fa, in occasione di un evento organizzato in via Caracciolo. L’ho contattato per avere informazioni sulla procedura da adottare per realizzare un evento che non considero un concerto, ma un flash mob e mi ha messo in contatto con lo staff del Comune e con la stessa segreteria del sindaco. Non ho chiesto favori, ma solo informazioni trasparenti”. Viene interrotto, la Procura gli fa notare la differenza tra un flash mob (evento estemporaneo di pochi minuti) e un concerto, con tanto di luci, palco e coreografie, che ha tenuto imballata la principale piazza cittadina per diverse ore. E lui, di rimando: “Non c’era un palco, ma uno scranno di pochi metri. Abbiamo gonfiato duemila palloncini, avevamo bisogno di tempo. Credevo di aver agito in modo corretto, avevo le autorizzazioni e le carte a posto. Mi creda: i miei concerti sono tutta un’altra cosa”.
A questo punto, viene ancora incalzato dagli inquirenti, che gli ricordano la totale mancanza di concessioni, di diritti pagati e del nulla osta della prefettura. In sintesi, i pm battono su un concetto: “Le mail intrattenuto con il Comune e mostrate ai soldati dell’Esercito non sono una autorizzazione”. Anzi: non hanno alcun valore. E Colombo replica: “Lo capisco solo ora, ero convinto di avere il via libera del Comune”. Ed è sempre Colombo che conferma un retroscena: “Quella sera, prima dell’evento, fui fermato da alcuni soldati dell’Esercito, che mi chiesero cosa stessimo facendo. Mi dissero che non avevo le autorizzazioni, per questo contattai Sara Terracciano, la segretaria del sindaco, con cui mi ero interfacciato nei giorni precedenti. E fu la Terracciano a consigliarmi di mostrare le mail ai soldati”. Non è dato conoscere la risposta della Terracciano, vista la sua scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere.

