L'intervista di VocediNapoli.it alla Presidente di Volt Italia in occasione di un incontro organizzato presso lo spazio "Into Lab" a Porta Capuana
Ha grande entusiasmo e vitalità, non le mancano idee e proposte. Federica Vinci è una delle dirigenti politiche più giovani d’Italia ed è ai vertici nazionali di un partito nato appena due anni fa: Volt. Quest’ultimo è un movimento europeista e paneuropeo. In pratica Volt è presente in tutti gli stati dell’Unione Europa e non solo. L’obiettivo è quello di accedere alle istituzioni locali dei singoli Paesi e in quelle comunitarie affinché, attraverso politiche progressiste e rispettose dei diritti umani e della sostenibilità economica e ambientale, si possa arrivare a concretizzare il sogno di persone come Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi: un’Unione Europea federale. Quegli Stati Uniti d’Europa teorizzati in carcere sull’isola di Ventotene ed espressi attraverso il famoso Manifesto di Ventotene.
Il Sud, di cui Napoli è una delle città principali, sta vivendo un momento di grande difficoltà socio economica. Da un punto di vista locale ed europeo, considerando la sua posizione geografica, cosa potrebbe fare Volt per generare sviluppo in questa area del Paese?
Innanzitutto fare in modo che le classi politiche del Mezzogiorno spendano in modo corretto i fondi europei disponibili. L’Europa già elargendo queste risorse svolge un ruolo fondamentale che da sola l’Italia non sarebbe in grado di fare. Addirittura ci sono regioni e città incapaci di spendere i soldi che l’Unione distribuisce agli stati membri. E poi lavorare affinché si sviluppino scuola ed università e che il mondo accademico sia collegato a quello del lavoro. Tali investimenti saranno fondamentali per operare una sorta di bonifica sociale che molti strati della società meridionale hanno bisogno per dare maggiori opportunità ai nostri giovani.
L’obiettivo è quella di un’Europa federale. Ma i singoli stati dell’Unione faticano a cedere la propria sovranità e alcuni di essi non vorrebbero farlo. Da un punto di vista politico come pensa Volt di risolvere questo problema partendo dalla dimensione locale italiana
Questa è una rivoluzione che vuole compiere Volt. Noi, infatti, non vogliamo essere solo una forza politica presente nel Parlamento europeo ma anche in quelli nazionali. Perché è da li che deve partire il processo federalista. Alle ultime elezioni abbiamo eletto il nostro primo deputato europeo. Ora non ci resta che continuare ad entrare nei consigli regionali e comunali. Questa dovrà essere un’istanza presentata da tutti gli stati dell’Ue e cercare di essere più rigidi nei confronti di nazioni come quelle di Visegrad. Ci vorrà tempo ma è anche vero che i tempi della politica si sono ridotti tantissimo.
Hai parlato di un’Europa che deve essere più coraggiosa, più generosa ma anche più rigorosa. Volt pensa che l’allargamento a 28 stati sia stato troppo veloce? Qual è la vostra idea rispetto a quella che è stata definita un’Europa a due velocità? E le prospettive, ora arenate, di un allargamento alla Turchia e Israele? L’Europa che ruolo dovrà avere nell’attuale contesto globale e geopolitico dove per ora sta latitando?
L’allargamento non è stato un errore. Ma c’è stata troppa morbidezza che ha riguardato alcune questioni rispetto alle quali certi paesi non hanno tenuto fede agli accordi presi. C’è da dire che è necessario creare anche le condizioni economiche e di sviluppo uguali per tutti gli stati. Io continuerei ad accelerare i processi di adesione nei confronti di quelle nazioni che sono rigorose nel rispettare le norme ambientali e soprattutto quelle relative ai diritti umani. Ma per i paesi più testardi andrebbe presa in considerazione una sanzione, quella di impedirgli l’accesso al credito europeo. Infine, non dovremmo ricorrere ad un’Europa a due velocità, ma se l’unica alternativa sarebbe ‘nessuna Europa’ allora la mia risposta è semplice.
Hai parlato di immigrazione. Questo tema lo associo ad un altra grande questione: quella dell’informazione. L’immigrazione, se guardiamo ai numeri, è diventato un falso problema utilizzato per la propaganda dei partiti sovranisti. Poi penso alla cattiva informazione relativa alla Brexit. Visto che anche in Italia c’è un evidente problema legato all’informazione, cosa pensa di fare Volt per rendere l’informazione libera, vera e trasparente?
Di sicuro c’è stato un problema causato da una informazione scorretta che ha trovato nell’immigrazione un nemico comune che ha avvantaggiato alcuni schieramenti politici. Oggi i tempi sono cambiati. L’informazione non è più solo relativa ai media tradizionali come giornali e tv, oggi l’informazione si fa su internet e sui social. E qui entrano in gioco dinamiche differenti e il mio pensiero va al fenomeno incarnato da Cambridge Analytica o a quei processi che influenzano, strumentalizzano e deviano l’informazione. Ovviamente noi dobbiamo sviluppare delle politiche affinché alle famose fake news sia impedito di diffondersi. Ma anche cercare di fare in modo che, ad esempio, l’algoritmo di Faceboook propaghi contenuti in maniera meno autoreferenziale e basata sui gusti dei singoli utenti.
Diritti civili e giustizia, quindi Stato di diritto. Sui primi avete discusso di quote rosa e femminismo. Non pensi che le attuali difficoltà riscontrate dalle donne siano dipese più da alcune trasformazioni sociali che hanno caratterizzato la nostra realtà? E l’ideologia femminista, vista come ideologia estremista, non rischia di diventare un autogol per le donne?
Noi dovremmo pensare di fare uno scatto culturale e influenzare un nuovo immaginario che veda la donna come figura diversa. E mostrare tali cambiamenti come normali. Purtroppo alcune discriminazioni o tragedie avvengono proprio perché una persona è donna. Quindi a noi spetta il compito di rendere la società consapevole. L’autogol accade nel momento in cui il linguaggio femminista diventa esclusivo. Nel momento in cui si vuole dare l’dea di una specialità della donna rispetto all’uomo. Ad esempio si potrebbero attivare delle politiche come il congedo parentale obbligatorio per persone di entrambi i sessi. Perché l’uguaglianza davanti ai diritti vale per tutti.
Invece per quanto riguarda il problema giustizia, sappiamo benissimo che in Italia non funziona. Cosa farebbe Volt per riformarla?
Credo che un corretto funzionamento della giustizia non possa essere scisso da quello di una pubblica amministrazione rapida e trasparente. In Italia abbiamo dei sistemi ingolfati e bloccati che causano, oltre a gravi danni allo Stato di diritto anche all’economia. Chi è che vuole investire in un paese nel quale non funzionano l’amministrazione pubblica e la giustizia civile e penale? Ci vogliono velocità ed efficienza.
Le malattie dell’Europa potrebbero essere la sua cura? I movimenti sovranisti non hanno sfondato alle elezioni. L’Italia rischia di essere isolata e in gioco ci sono le nuove cariche istituzionali comunitarie. Volt come si pone in questo scenario?
È vero che i movimenti sovranisti non hanno sfondato e che i liberali e i verdi sono cresciuti. Tuttavia, in alcuni singoli stati, l’estrema destra è ancora forte. Italia, Francia e Germania. Soprattutto il fenomeno neo nazista non può essere ignorato. Quindi dobbiamo essere positivi ma anche coscienti del fatto che i campanelli d’allarme ci sono e continuano ad essere forti. A maggior ragione un continuo e costante lavoro politico in ogni singolo stato è fortemente necessario.
Il Movimento 5 Stelle è nato come Volt, puntando sui meet-up sul territorio, ai giovani ma paradossalmente sull’anti politica. In questo contesto politico così mutevole perché un elettore dovrebbe scegliere Volt?
È vero che siamo nati un pò come i grillini. Con una politica che parta dal basso, sui territori e con i giovani. Ma le differenze sono sostanziali e strutturali. Noi facciamo leva su determinati valori e soprattutto sulle competenze, aspetto che i pentastellati hanno rilegato ai margini della loro pratica politica. Quindi per noi è importante allargarci a personalità che conoscano e sappiano mettere in pratica determinate attività. Per questo abbiamo dei specifici team e comitati di esperti in base alle singole policy e tematiche. Loro provvedono alla scrittura dei programmi che sono poi votati dagli iscritti. E poi abbiamo dei valori basati sui diritti umani, lo stato di diritto e i diritti civili, aspetti troppo importanti da rischiare di metterli da parte.



