Un organo diventato da supplente a indispensabile nell'ambito delle attività giuridiche italiane. La mobilitazione dal 13 al 17 maggio
La prossima settimana dal 13 maggio al 17 maggio la magistratura onoraria scenderà in astensione con gravi ripercussioni sul funzionamento degli uffici. Si tratta di personale che originariamente lavorava nei Tribunale, senza ricevere retribuzione ma una indennità, svolgendo le medesime funzioni di magistrato giudicante o requirente (Pubblico Ministero) in caso di assenza del magistrato professionale.
Ormai queste figure, un tempo utilizzate saltuariamente e per questioni poco complesse, si sono fatte carico di più del 50% del contenzioso penale e civile italiano, divenendo insostituibili nel sistema giudiziario del nostro Paese. A tale aumento di oneri e doveri, però, non sono corrisposti pari diritti, per cui di fatto il loro inquadramento normativo con il trascorrere degli anni è rimasto immutato.
I compensi sono rimasti di natura indennitaria, nessuna previdenza a carico del datore di lavoro, nessuna copertura in caso di infortunio o malattia, nessuna protezione ad ingiustificato licenziamento, nessun TFR, tanto da poterli far ritenere nei fatti dei lavoratori “in nero”.
La riforma del Ministro Orlando del 2017 era riuscita ad ottenere l’incredibile risultato di peggiorare ulteriormente le condizioni di questa categoria di lavoratori, in quanto lasciando irrisolti tali problemi, aveva addirittura ampliato le competenze (e dunque il lavoro) senza di fatto aumentare corrispettivi e tutele. Forse per questo motivo, la riforma, aveva spostato l’entrata in vigore della nuova normativa all’anno 2021, lasciando “ai posteri” la patata bollente.
Il nuovo governo si era mostrato subito attento alle esigenze di una giusta regolamentazione della questione, istituendo prontamente un tavolo tecnico composto anche dai rappresentanti delle categorie interessate. L’obiettivo era quello di affrontare e risolvere la spinosa questione ma purtroppo i lavori iniziati celermente si sono poi arenati ed alle parole non sono seguiti i fatti.
Da qui le motivazioni dell’astensione dalle udienze e dalle attività di ufficio. Secondo la categoria le promesse fatte non sono state mantenute. In particolare, il delegato del governo (Sottosegretario Morrone) aveva promesso una riconvocazione del tavolo tecnico entro il mese di marzo per concordare le ultime modifiche al testo da inviare al Ministero. Tuttavia, fino alla indizione dello sciopero a metà aprile, nessuna comunicazione era stata inoltrata ai componenti.
Dopo l’indizione il Ministro Bonafede pare abbia invece sostenuto che il testo definitivo sia stato già depositato a Palazzo Chigi. Il contenuto definitivo tuttavia continua a non essere stato divulgato e soprattutto non è stato mantenuto l’impegno ad approvare i correttivi alla riforma entro aprile o comunque nel più breve tempo possibile.
Ad oggi, l’ultimo testo di cui si conosce il contenuto, contemplava per i vecchi magistrati onorari – in servizio da diversi anni – la possibilità di scegliere di rimanere nel vecchio regime oppure optare per il nuovo.
Impegno massimo di tre giorni a settimana con pagamento di una retribuzione fissa finalmente dignitosa per la funzione svolta ma sulla quale non si era ancora del tutto giunti ad un livello di completa soddisfazione. Ferie, previdenza, malattia, ed infortuni riconosciuti seppure in parte.

