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Chiedevano il “pizzo” ma l’imprenditore li denuncia: arrestati due estorsori dei casalesi

La vittima ha denunciato tutto a maggio. Le indagini della procura hanno portato all'arresto dei due criminali

Questa volta c’è stato chi ha denunciato sfondando il muro dell’omertà che tante volta imprigiona la libertà delle persone. In particolare di imprenditori costretti a pagare il “pizzo” imposto dagli estorsori che gestiscono l’attività illecita del racket per i clan di camorra.

Questa volta siamo nelle campagne del casertano, dove a maggio due uomini, di cui uno un pò più giovane, si son recati presso l’azienda agricola di un imprenditore sita a Sant’Andrea del Pizzone. Dopo le consuetudinarie minacce e le dovute raccomandazioni, il capo ha nominato il suo cognome che rivelerebbe una parentela stretta con una affiliato al clan dei casalesi.

Lui è Tommaso Diana, il fratello è il pregiudicato Giovanni detenuto per associazione di tipo mafiosa. Secondo quanto riportato da Il Mattino ancora non è stata dimostrata l’affiliazione di Tommaso al sodalizio criminale, ma questa parentela è comunque un elemento importante.

Si tratta infatti di un segnale, quello che indica i casalesi come principale organizzazione camorristica della zona. Con Diana c’era Davide Natale giovane di Macerata Campania. MA questa volta è andata male ai malviventi.

Infatti, l’imprenditore in accordo con i suoi dipendenti, ha denunciato tutto. Così, su richiesta del sostituto procuratore Antimafia Alessandro D’Alessio il giudice per le indagini preliminari ha disposto il carcere per Diana e i domiciliari per Natale.

Con l’accusa, per entrambi, di estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’ordinanza di custodia cautelare eseguita ieri dai carabinieri della compagnia di Mondragone, diretta dal capitano Luca Gino Iannotti, ricostruisce uno spaccato del fenomeno delle agromafie.