Oltre il 90% degli istituti scolastici della Campania si trovano in aree a rischio. Il rapporto pubblicato da Legambiente
Il rapporto di Legambiente per il 2017:
Anche quest’anno i dati della Campania sono relativi ai soli comuni di Avellino, Napoli e Salerno visto che Benevento e Caserta da alcuni anni non ne presentano. Sotto osservazione 474 edifici scolastici campani frequentati da oltre 108mila studenti.
Una regione con il 90,5% degli edifici a rischio sismico, costruiti solo per il 19,8% secondo criteri antisismici, con solo il 28,5% degli edifici in cui è stata eseguita la verifica di vulnerabilità sismica. Un patrimonio edilizio vecchio, se si considera che il 61,2% risulta edificato antecedentemente alla normativa antisismica del 1974 e che vede più di un edificio su due (57,6%) necessitare di interventi urgenti di manutenzione.
Esigenza che non viene assolutamente soddisfatta sia dagli stanziamenti per la manutenzione straordinaria che per quella ordinaria, visto che per entrambi siamo di molto al di sotto della media nazionale. Scarsa capacità di spesa ma anche di accesso a fondi nazionali e regionali per l’edilizia scolastica, visto che anche per questi la media per singolo edificio è inferiore al dato medio nazionale.
Assolutamente deficitarie le indagini diagnostiche sui solai, solo il 2,1% degli edifici sono stati oggetto di controlli, il 7,2% ha beneficiato di interventi di messa in sicurezza.
Buoni i dati sulle certificazioni, risultano sopra la media nazionale quelle relative a collaudo statico (97%), agibilità (94,9%), certificazione igienico sanitaria (100%), prevenzione incendi (62%), impianti elettrici a norma (94,3%). Sotto la media il dato relativo ai requisiti di accessibilità, 74,7% contro l’81% della media nazionale.
Ancora molto da fare sul fronte rinnovabili: solo il 10,8% degli edifici presenta impianti. Tra questi il 66,7% ospita impianti solari fotovoltaici e il restante 33,3% solari termici. Nessuna informazione viene fornita dai Comuni circa la percentuale di copertura dei consumi da fonti rinnovabili. Se tutti i comuni dichiarano di aver effettuato il monitoraggio dell’amianto, riscontrando per il 3,8% casi certificati e per il 2,3% casi sospetti, nessuno risulta aver eseguito quello del radon.
