I due tecnici hanno un passato diverso ma sono legati da una scelta comune: essersi messi in gioco accettando due grandi sfide
Uno ha lasciato il sole e il mare di Napoli per il cielo grigio di Londra e le acque scure del Tamigi. L’altro ha scelto Partenope e la sua complessità. Uno ha colto l’occasione, a 59 anni, di giocare nel miglior campionato al mondo. L’altro ha deciso di tornare in Italia, sedendosi sulla panchina che rappresenta una delle città più contraddittorie e affascinanti del paese.
La tuta, le sigarette, i mozziconi e la “Grande bellezza“. Lo stile, l’esperienza, la concretezza e la tranquillità. Ecco a voi Maurizio Sarri e Carlo Ancelotti. Entrambi che giunti all’età della “seconda giovinezza”, sono stati capaci di dare una svolta alla propria vita e carriera. C’è solo da applaudire nel vedere due uomini, due professionisti, capaci di rimettersi in gioco in due realtà difficili.
Sbarcare in Premier League sulla panchina di un top club come il Chelsea è stato per Sarri un motivo di grande orgoglio. Un salto nel calcio che conta per un tecnico che fino a 3 anni fa allenava l’Empoli. Si vede che il triennio azzurro, conclusosi lo scorso anno con i “famosi” 91 punti, ha convinto anche i manager del club londinese. “La Grande bellezza” del Sarrismo è arrivata in Inghilterra e il “Comandante” Sarri dovrà tentare l’impresa di conquistare un primo trofeo nella patria della cultura anglosassone, imperialista e capitalista. Un bel paradosso se vogliamo dar seguito al gioco che ha visto Sarri impersonare sul campo di calcio l’ideale di una sinistra comunista.
Per Ancelotti il percorso è stato inverso. Ufficialmente “disoccupato” dopo aver girato il mondo e vinto con tutte le squadre che ha guidato, “Carletto” ha deciso di tornare in Italia accettando la sfida delle sfide: provare a vincere a Napoli. Se Ancelotti dovesse riportare lo scudetto nel capoluogo partenopeo entrerebbe nell’Olimpo del calcio e nessun altra delle sue vittorie avrebbe lo stesso sapore. Tentare di fare grande il Napoli non è un obiettivo da poco e “Re Carlo” ha tutte le carte in regola per poterci riuscire.
In conclusione noi tifosi napoletani siamo stati fortunati. È vero, ancora ci manca l’aver vinto un altro scudetto durante l’era De Laurentiis, ma abbiamo avuto il piacere di ammirare il gioco di Sarri e quest’anno stiamo avendo l’onore di guardare in panchina Ancelotti. Siamo sicuri che anche i due allenatori sono stati orgogliosi di essere entrati a far parte della famiglia azzurra.
Adesso, a entrambi, non resta che una sola cosa da fare. Vincere questa scommessa e conquistare trofei con le proprie squadre. Che quest’ultima si trovi oltre la Manica o sotto al Vesuvio non fa la differenza.
