Dagli striscioni di protesta contro De Laurentiis alle sprezzanti dichiarazioni del patron azzurro. Dove ci porterà questo "conflitto"?
Il clima calcistico a Napoli è azzurro ma anche un po’ avvelenato, almeno negli ultimi tempi. La tifoseria organizzata ha manifestato più volte le sue posizioni contrarie all’operato della SSC Napoli.
Dal canto suo il presidente Aurelio De Laurentiis, con le sue continue dichiarazioni e senza aver messo a segno nessun colpo di mercato (fino ad ora, aspettiamo fiduciosi le ore 20 del prossimo 17 agosto), ha contribuito a rendere ancora più teso il rapporto che c’è tra il club e una parte di tifosi.
Questo contesto è una conseguenza di quello che è stato il modus operandi di ADL nel gestire la SSC Napoli e la sua fallimentare comunicazione. Un club cresciuto enormemente negli ultimi anni ma che non ha mai voluto fare il famoso salto di qualità per vincere lo scudetto.
Così, la società dei grandi numeri, si è ritrovata ancora senza il terzo titolo nella propria bacheca. Il continuo avvicinarsi del Napoli al grande obiettivo, per vederlo poi sfumare stagione dopo stagione, ha sviluppato nei tifosi azzurri un’aspettativa diversa da quella del club.
Ma il problema non è soltanto la mancanza di trofei o una rosa perennemente incompleta. La SSC Napoli non ha uno stadio, un proprio centro sportivo e neanche un settore giovanile capace di produrre futuri campioni.
Nel mezzo, la comunicazione della SSC Napoli muta o praticamente affidata alle parole del presidente De Laurentiis. Affermazioni, quelle del patron azzurro, spesso fuori luogo, volgari e offensive.
Ora la situazione si è fatta delicata, potrebbe bastare una scintilla che accenda la miccia e faccia definitivamente esplodere la relazione tra il Napoli e la sua tifoseria. Inoltre, quest’ultima è anche divisa in due fronde sempre più distanti tra loro: quella dei “papponisti” e degli “aureliani“.
Ad essere “schiavi” della stessa dicotomia molti giornalisti bravi ad “azzuppare il pane” in questo mare burrascoso. Spesso, però, questi colleghi si trasformano loro stessi in “tifosi” dimenticando gli scopi professionali e deontologici del loro mestiere. In pratica potrebbe capitare che un giornalista possa schierarsi, anche per interesse, nei confronti di una o dell’altra parte.
Così l’insano rapporto tra club, tifosi e media non ha fatto altro che inquinarsi. Noi, nel titolo dell’articolo, ci chiediamo a cosa porterà tutto questo. Cosa potrebbe accadere al Napoli se le relazioni tra i 3 attori si rompessero del tutto?
Bhe, da una parte, anche se in modo lento (dopo 15 anni) e brutale potrebbe esserci una presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica napoletana. Una consapevolezza che rivelerebbe la vera dimensione della SSC Napoli e le sue potenzialità, soprattutto quelle inespresse.
Dall’altra, però, bisogna stare attenti. Se il meccanismo azzurro viene sempre messo alla prova da urti forti e violenti, potrebbe succedere che non riesca più a reggerne l’impatto. A quel punto la verità potrebbe essere accompagnata da danni irreparabili. È questo un rischio che vogliamo correre?
Io credo che un abbassamento dei toni da parte di tutti possa fare solo il bene del Napoli. E ben venga l’apertura del “Vaso di Pandora“. Ne vale la pena, se il beneficio sarà quello di avere una società più forte, una tifoseria meno provinciale e una categoria dei giornalisti degna di questo nome.
