Veronica Pivetti veste i panni di “Viktor und Viktoria” in scena dal 20 al 29 aprile al Teatro Augusteo di Napoli
Fluida nel corpo, nella mente e nella mise. Così è apparsa Veronica Pivetti, classe 1965, nel corso della conferenza stampa di presentazione di Viktor und Viktoria tenutasi ieri al Teatro Augusteo di Napoli nel corso della quale, alla presenza di tutto il cast al completo, si sono tratte le conclusioni di “una turnèe magnificamente riuscita” come racconta la stessa attrice milanese.
“La prima e unica versione teatrale – sottolinea con orgoglio la Pivetti – che si ispira all’omonimo film del 1933, ambientato in una Berlino troppo libera per quei tempi” e che diventa pertanto l’eccezione alla regola di una società dove il nazionalsocialismo era per il momento ancora sotto coperta e andava assai più di moda il razzismo come quello contro gli italiani “mangia-spaghetti”.
Del resto “Non siamo mica a Parigi” sottolinea Veronica Pivetti, ma “nel periodo della Repubblica di Weimar e la libertà in fondo è un fatto mentale per cui a quei tempi una donna che si finge uomo, che poi si finge donna è un concetto ben tollerato”. Si ride, si scherza e si risalta l’aspetto più ridicolo della società del tempo fosse anche lo stesso Hitler in persona.
Insomma, “Una commedia degli equivoci per eccellenza, dove tra scambi di sesso e scambi di persona sul palco e dietro le quinte, ci teniamo molto in forma” e, tra l’altro, “si canta e si balla pure” aggiunge una Veronica sorridente, sottolineando come lei preferisca ruoli che le diano la possibilità di sperimentare anche le sue doti canore.
Libera di esprimere sè stessa dunque, ma anche di sperimentare liberamente e di far sorridere il pubblico in maniera imprevedibilmente intelligente, Veronica Pivetti riesce a sorprendere e a provocare, senza scandalizzare. Anzi.
L’attrice milanese ha anche sottolineato che Viktor und Viktoria è praticamente un inno alla tolleranza e alla libertà ma “Non è una commedia gay” – aggiunge trionfante – “Tutti sanno che la protagonista sta fingendo, eppure tutti si relazionano con lei nei suoi diversi stadi, in maniera agile, in una sorta di continuo stimolo all’apertura mentale, sebbene sia sempre al centro di una qualche contesa a seconda delle sue vesti. La differenza tra uomo e donna – continua l’attrice, ma che comunque emerge nel corso dello spettacolo – non è solo fisica, ma anche emotiva e percettiva. Ci si maschera insomma, ma non troppo, perché si tratta di sottolineare un aspetto fluido dei ruoli”.
In conclusione una commedia per tutti, che educa alla diversità. Fluida, per l’appunto.

