Secondo la procura potrebbe esserci del marcio tra alcuni rapporti che vedono protagonisti imprenditori e diversi funzionari del comune
I magistrati napoletani hanno nel mirino ben 3 cantieri al centro della ristrutturazione urbana di Napoli. Si tratta di via Marina (il tratto tra via Vespucci e via Ponte dei Francesi), il lotto 2 del Grande progetto per il Centro storico e la realizzazione della piscina comunale in via Nicolardi. Come riportato da la Repubblica ci sarebbe “uno stabile rapporto corruttivo” fra imprenditori e funzionari comunali.
Secondo il noto quotidiano le indagini potrebbero estendersi anche ad altri lavori finanziati con fondi pubblici per i quali i bandi sono “in fase di predisposizione“. E dalle carte spunta il caso di una ditta sulla quale sarebbero state esercitate pressioni per favorire gli imprenditori ora indagati. L’attività inquirente è all’inizio ed avrà la necessità di verificare i presunti capi d’accusa. Durante lo scorso dicembre la procura ha disposto alcune perquisizioni e ha chiesto a due esperti informatici di esaminare le memorie di computer e cellulari.
Le pm Ida Frongillo e Valeria Sico, con il procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, hanno iscritto nel registro degli indagati undici persone, di cui otto coinvolte nel filone degli appalti. Per quattro di questi, accanto alle ipotesi di corruzione e turbativa d’asta, è configurata anche l’associazione per delinquere: si tratta degli imprenditori Francesco Mattiello, titolare della ditta Meridiana Costruzioni (difeso dall’avvocato Marco Bruttapasta), Vincenzo e Umberto Ianniello, titolari della Ianniello costruzioni (assistiti dall’avvocato Luigi Tuccillo) e l’agente di polizia municipale Luca Sepe, ritenuto “stretto collaboratore di Mattiello”.
Come scritto su la Repubblica, sono contestati i reati di “corruzione e turbativa d’asta nei confronti del dirigente comunale in pensione Giuseppe Pulli, tuttora consulente dell’amministrazione (difeso dall’avvocato Claudio Botti) due funzionari comunali, Sandro Pietrafesa (assistito dall’avvocato Mario D’Alessandro) e Simona Fontana (difesa da Saverio Senese) e il docente universitario Antonio De Luca, (difeso dall’avvocato Guido De Maio) consulente del Comune. L’avvocato Senese ribadisce di poter dimostrare che la dottoressa Fontana ‘è assolutamente estranea a questa vicenda, non ha avuto alcun ruolo in quei lavori’, stesso discorso per l’avvocato D’Alessandro nell’interesse dell’ingegner Pietrafesa: ‘Ha sempre fatto gli interessi dell’amministrazione’. Tutti comunque potranno replicare nei successivi passaggi del procedimento“.
Inoltre, l’indagine è composta da un altro capitolo che ha al centro la sparizione di un’ingente quantità di basolato di proprietà del Comune, valore complessivo stimato in oltre 300 mila euro, di cui, come ha riportato la Repubblica “secondo i pm si sarebbe impossessato Mattiello. Il materiale sarebbe stato poi acquistato da altri due indagati, Giuseppe Vergara, che lo avrebbe pagato 120 mila euro, e Alberto Limatola, in cambio di una somma non accertata, attraverso Michele Grassia. I tre devono rispondere ora di ricettazione“.
