Il conduttore di "Non è l'Arena" ha parlato dell'amico scomparso
Una tragedia per il mondo dello spettacolo, una scomparsa che ha addolorato moltissimi italiani. Fabrizio Frizzi ha lasciato un vuoto. Le sue trasmissioni, il suo garbo, i suoi sorrisi. Sono state tante le dimostrazioni di affetto pervenute anche da tanti suoi colleghi ed amici.
In particolare Massimo Giletti ha affermato: “Questa mattina sono stato a dargli l’ultimo saluto alla camera ardente. È andato avanti a lavorare senza far pesare a nessuno il dolore profondo di sapere che la vita per lui era un arco molto più breve di quello che tutti noi potessimo immaginare“.
il conduttore di La7 ha partlato anche degli aspetti umani di Frizzi oltre che di quelli professionali: “Sarà davvero come lo vediamo in tv?”. Lui era così, uno dei pochi a essere così: era quello che appariva con la sua ingenuità, la sua fanciullezza, la sua serietà e la sua professionalità. Nel 1996 conducevo Telethon per la prima volta. Era un esordio molto importante per me che ero giovanissimo, mentre lui era già un conduttore affermato. Durante la fotografia di rito per la stampa, dove c’erano tanti nani e ballerine della tivù che sgomitavano per starmi vicino, lui si mise dietro. Questo era Fabrizio: uno perbene, cosa rara in questo mondo. Molto spesso ha anche pagato per questo. Però la gente lo amava e lo ama ancora“.
Infine Giletti ha rivelato un retroscena relativo alla malattia che ha colpito Frizzi: “Ci siamo sentiti anche pochi giorni fa, ci sentivamo sempre, soprattutto in questo periodo. Non a caso nel mio monologo iniziale, quando raccontavo che il direttore generale mi aveva fatto capire che non c’era più spazio per me, citai due persone: Lamberto Sposini e Fabrizio Frizzi. Non erano due nomi a caso. Io sapevo la verità. Sapevo che Fabrizio non sarebbe arrivato a quest’estate. In quel monologo c’era lui che mi scrisse proprio quella mattina un messaggio, che ogni tanto andavo a rivedermi e lo farò anche oggi, perché era di una dolcezza infinita“.
