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Lorenzo Insigne: la storia del ragazzo di provincia che ha conquistato Napoli

In una città come Napoli,  dove il calcio è più di un gioco, tutti i ragazzini sognano di indossare da grandi la maglia azzurra e provare l’ebbrezza del San Paolo, calpestando l’erba di chi li ha preceduti: Maradona, Careca, Cavani, Lavezzi… con la Curva che grida il loro nome.

Alcuni non ce la fanno, altri invece, i più talentuosi e fortunati, riescono, come è successo a Lorenzo Insigne: un ragazzino di Frattamaggiore, classe 1991,  che ha fatto della sua più grande passione il suo lavoro.

La storia racconta che Lorenzo è il secondogenito di una famiglia molto numerosa: papà Carmine e mamma Patrizia hanno messo al mondo quattro figli, Antonio, Lorenzo, Roberto e Marco. Tutti e quattro maschi e tutti e quattro calciatori, hanno seguito la passione trasmessagli dal papà che da giovane era calciatore dilettante.

Una famiglia semplice, la sua, ma molto unita, sopratutto nei momenti di difficoltà. Quando la fabbrica di scarpe nella quale papà Carmine lavora chiude, la famiglia Insigne non si dispera, i figli si rimboccano le maniche e aiutano il capofamiglia. E così Lorenzo inizia a lavorare: al mattino si sveglia presto per andare al mercato di Frattamaggiore a vendere vestiti e al pomeriggio si allena su un campo di calcio.

Ma non è stato facile, ha dovuto superare i pregiudizi dell’altezza (1,63 centimetri)… ma con il pallone tra i piedi la magia ha avuto inizio. Lorenzo è stato notato da Giuseppe Santoro, allora responsabile del settore giovanile del Napoli, che lo ha subito acquistato dall’Olimpia Sant’Arpino per 1500 euro. Ha visto in lui un grande talento.

Correva l’anno 2006. Lorenzo ha quindici anni e questa è la sua grande occasione. Il ragazzino di Fratta cresce e convince prima con gli Allievi e poi con la Primavera. Nella stagione 2009 – 2010 segna 15 gol che gli valgono anche l’esordio in prima squadra. È il 24 gennaio 2010, il Napoli gioca in trasferta a Livorno: mancano pochi minuti alla fine e Mazzarri lo schiera per sostituire German Denis.

Ma, per adesso, è solo una parentesi,  per quanto talentuoso sia, deve fare esperienza ed ecco che viene mandato prima in prestito alla Cavese in Lega Pro Prima Divisione, dove totalizza 10 presenze, e poi al Foggia. Ed è qui la chiave di svolta, sul suo cammino incontra Zdenek Zeman. E con il nuovo tecnico le prime soddisfazioni : 33 presenze, 19 gol e una nuova squadra, il Pescara, piena di giovani talenti. Con Immobile e Verratti stupisce e incanta, la squadra abruzzese va in Serie A, Lorenzo realizza 18 reti e 14 assist.

Ma adesso è tempo di tornare a casa. Il Napoli gli fa firmare un contratto fino al 2017, con Mazzarri segna il suo primo gol in serie A, esordisce nelle coppe europee e gioca al San Paolo con il fratello Roberto  in un Napoli – Palermo del 2013. Ma i rapporti fra Mazzarri e Insigne non sono idilliaci, il tecnico toscano nutre forti dubbi.

Con la venuta di Benitez a Napoli c’è qualche miglioramento, lo scugnizzo gioca di più ma non riesce ad esprimere pienamente il suo valore, nonostante lampi di talento assoluti come il gol su punizione al Borussia Dortmund in Champion’s League. La sua prima rete nella massima competizione europea.

Ma giocare a Napoli è complicato, le aspettative sono altissime. Così in un periodo non facile viene fischiato durante l’uscita dal campo in una partita di Coppa Italia, Lorenzo non la prende bene e reagisce male. Lo strappo con i tifosi sembra definitivo ma la sua risposta è il campo risponde sul campo: trascina con una doppietta il Napoli alla conquista della Coppa Italia in finale con la Fiorentina.

Ma si inizia a parlare di cessione. Il Napoli però crede nel ragazzo di Frattamaggiore e fa bene: nella stagione seguente sembra ritornare ai suoi livelli ma un brutto infortunio nel novembre 2014, lo ferma. Rottura del legamento crociato anteriore, il calciatore è costretto ad un lungo stop. Nel mese di aprile torna a giocare. È un Napoli – Sampdoria, Lorenzo ha la fascia di capitano: ad inizio secondo tempo intercetta un pallone a centrocampo e al limite dell’aria fa partire il tiro a giro e segna. È il gol della rinascita, un lungo applauso, la corsa verso i tifosi e un messaggio chiaro: il “Magnifico” è tornato.