Era il 21 dicembre del 1985 quando una terribile esplosione nella zona di San Giovanni a Teduccio fece sobbalzare dal letto i napoletani. Erano le 5.13 quando all’interno del deposito Agip nella zona periferica della città, un incendio fece saltare in aria 25 serbatoi della raffineria di gasolio. Una tragedia tremenda in cui persero la vita 5 persone, 165 rimasero ferite, molte di queste gravemente, e 2594 furono sfollate.
In una prima frazione di secondo si pensò che potesse essere una nuova scossa di terremoto devastante, soltanto 5 anni prima c’era stato il sisma in Irpinia e il ricordo tra la gente era così recente che l’associazione fu quasi scontata. Invece fu un terribile incendio che partì proprio nel centro del deposito dove veniva portata la benzina.
Le fiamme altissime e il rogo enorme divisero Napoli in due parti, costrinsero a far evacuare numerosi palazzi vicino alla raffineria, l’incendio ebbe un impatto devastante, il fumo nero rese l’aria irrespirabile per giorni e la benzina andò a finire attraverso il torrente di Pollena nel mare.
Per comprendere l’entità del danno bisogna capire la struttura del deposito Agip, una zona recintata che si trovava a ridosso del mare al cui interno c’erano grosse quantità di materiale infiammabile, era vicino al deposito della Mobil.
Era un’area vasta che raggiungeva i 10mila metri quadrati, un luogo pieno di benzina, che era trasportata all’interno attraverso lunghi condotti che partivano da navi cisterna che restavano attraccate alla banchina. La benzina era poi posizionata al centro del deposito in attesa dei controlli della Guardia di Finanza, e in seguito spostata in altre zone del magazzino.
Quella maledetta notte la nave Agip-Gala stava scaricando 20mila tonnellate di gasolio, ne restavano ancora 11mila quando 35 mila metri cubi di carburante presero fuoco. Un enorme fungo nero di fumo si innalzò verso il cielo fino a raggiungere il mare. Tutto il corpo dei Vigili del Fuoco fu mobilitato e arrivarono anche rinforzi da Roma. Lo scenario era devastante, quasi come se fosse esplosa una bomba. La città era divisa in due e la zona di San Giovanni completamente recintata.
Per fortuna all’interno della palazzina del personale non c’era molta gente, solo una decina di persone. Tre corpi furono sobbalzati lontano, uno era quello di Paolo Giordano, che è riuscito a salvarsi e gli altri quelli di Arturo Capece, 35 anni e Antonio Cozzuti 45 anni, due dipendenti Agip che incontrarono una tragica fine.
Giovanni Allocco, la guardia giurata che stava ultimando il giro poco prima della catastrofe, racconterà che aveva sentito un fortissimo odore di benzina e dopo ci fu l’esplosione.
Il raggio d’azione dell’incendio raggiunse anche la ferrovia Circumvesuviana fino alla stazione centrale. A quell’ora stava passando un treno di pendolari, la deflagrazione ruppe i vetri delle finestre e 40 persone rimasero ferite.
“Se la velocità fosse stata quella consueta avremmo deragliato e ci sarebbe stata una strage“, questa la testimonianza di Armando Sodano il capostazione.
A via della Breccia di Sant’Erasmo crollarono due vecchie abitazioni e due donne morirono sepolte dalle macerie.
Fu una tragedia immonda chi c’era la ricorda come l’apocalisse: “Fumo e fiamme ovunque“.
Foto della tragedia



