i chiude con un patteggiamento il capitolo giudiziario relativo alla tragica scomparsa di Cristina Frazzica, la ricercatrice di 31 anni travolta lo scorso 9 giugno nelle acque di Posillipo. Il professionista di 49 anni, che si trovava alla guida dell’imbarcazione responsabile dell’impatto, è stato condannato a un anno, un mese e sei giorni di reclusione, con il beneficio della pena sospesa. La giovane, cresciuta a Voghera ma di origini calabresi, si trovava a bordo di un kayak insieme a un amico quando è stata investita dal natante; un incidente che non ha lasciato scampo alla donna, mentre il suo compagno è rimasto miracolosamente illeso.
L’iter processuale ha tenuto conto della dinamica del sinistro e della volontà delle parti di giungere a una risoluzione rapida. Parallelamente alla condanna penale, è stato definito anche l’aspetto civile della vicenda: i familiari della vittima hanno infatti ricevuto un risarcimento da parte della compagnia assicurativa presso cui era polizzata l’imbarcazione dell’imputato. Nonostante l’accordo legale, resta il dolore per una vita spezzata prematuramente durante un pomeriggio di svago in mare, una tragedia che ha profondamente scosso l’opinione pubblica napoletana e la comunità scientifica dove la giovane operava.
Il ricordo di Cristina rimane vivo attraverso le testimonianze di affetto dei suoi cari e momenti di grande commozione collettiva. Recentemente, la sorella gemella della ricercatrice ha preso parte a una cerimonia simbolica per ritirare il diploma della vittima, un gesto volto a onorare il percorso accademico e i sacrifici compiuti dalla giovane. Con la sentenza definitiva, si pone fine alla vicenda legale, ma resta aperta la riflessione sulla sicurezza della navigazione e sulla convivenza tra bagnanti, sportivi e imbarcazioni a motore lungo le coste partenopee.
