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Bufera su Rita De Crescenzo: accusata di diffamazione per affermazioni su medici e avvocati

Ancora una volta al centro della polemica, la tiktoker napoletana Rita De Crescenzo ha scatenato un vero e proprio polverone con un suo recente video. Nella clip, De Crescenzo ha affermato che “medici ed avvocati fanno uso di droga“, un’asserzione che non è passata inosservata e ha suscitato immediate reazioni.

Le parole della tiktoker hanno infatti spinto l’avvocato Angelo Pisani, presidente nazionale dell’associazione Noi Consumatori, a presentare una querela per diffamazione. Ma l’azione legale non è l’unica iniziativa intrapresa da Pisani, che ha anche annunciato l’avvio di una campagna per l’introduzione di un vero e proprio “Daspo digitale“. “Chi semina odio e bugie va fermato e condannato“, ha dichiarato con fermezza Pisani, rivolgendo un appello a colleghi avvocatimedici e genitori affinché si tutelino da quella che definisce “una deriva offensiva che danneggia la dignità delle persone e alimenta un clima pericoloso sui social”.

Secondo il legale napoletano, è giunto il momento di una legge che intervenga con decisione contro le violenze verbali e i crimini digitali. La sua proposta di Daspo digitale mira a introdurre sanzioni concrete per chi commette reati online, tra cui la sospensione o il blocco dell’accesso ai social network per coloro che si rendono protagonisti di diffamazionecyberbullismostalking virtuale e altri comportamenti lesivi. Pisani ha annunciato l’imminente avvio di una raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare, con l’obiettivo di sollecitare il governo ad adottare misure urgenti per garantire un ambiente digitale più sicuro, soprattutto per le nuove generazioni. “Non è libertà di espressione – ha sottolineato – quella che offende, diffama e distrugge. Serve una reazione concreta e un impegno condiviso per restituire fiducia e responsabilità all’uso delle piattaforme digitali”. La proposta di Pisani prevede anche misure educative e campagne di sensibilizzazione rivolte agli utenti, per promuovere un utilizzo consapevole del web. “Questa iniziativa – ha concluso – può diventare un punto di riferimento nazionale per la protezione digitale, unendo giuristi, istituzioni e cittadini in una battaglia di civiltà“.