Dal 6 ottobre del 2002 l’attenzione dei militari è puntata però su Renato Cinquegranella, il camorrista napoletano 73enne inserito nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità e facenti parte del “programma speciale di ricerca” del gruppo Interforze. “Renatiello”, com’è soprannominato, è stato condannato definitivamente all’ergastolo per l’orribile omicidio di Giacomo Frattini, detto “Bambulella”, l’affiliato alla Nuova Camorra Organizzata capeggiata dal superboss Raffaele Cutolo, ucciso e orribilmente mutilato il 21 gennaio 1982.
Non solo. E’ anche accusato di avere offerto la sua collaborazione alla colonna napoletana della Brigate Rosse che assassinò il capo della Squadra Mobile Antonio Ammaturo e il poliziotto che era con lui, Pasquale Paola. Complessivamente sono 17 le condanne a suo carico, per un’ampia e variegata lista di reati che vanno dalla resistenza al pubblico ufficiale al brutale omicidio di Frattini passando per una serie di furti e lesioni, associazione mafiosa, detenzione e porto di armi, ricettazione, favoreggiamento, estorsione e duplice evasione in quanto è scappato di carcere due volte, esattamente la vigilia di Capodanno 1989 da Avellino e il 6 ottobre del 2002 dalla casa di reclusione di San Gimignano, in provincia di Siena.
Entrambe le volte ha usufruito di permessi per “buona condotta”. Durante la sua permanenza in carcere si è anche spostato, con una donna brasiliana. In latitanza è diventato padre per ben due volte e altri cinque figli li aveva avuti da due precedenti relazioni.
