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Claudio Mandia morto suicida a New York, la madre: “Già ci aveva provato, la scuola paghi”

La madre di Claudio Mandia, il giovane salernitano che lo scorso febbraio si è tolto la vita in un college di New York, vuole che sia fatta giustizia per la morte del figlio. Il ragazzo ha commesso l’estremo gesto poche ore prima di compiere 18 anni. Il ragazzo pare che fosse in “isolamento incustodito” a causa di una punizione.

Le parole della madre di Claudio Mandia

Il ragazzo aveva commesso una ‘marachella scolastica’ se così vogliamo definirla, aveva copiato un compito. Azione che gli è costata l’espulsione e il trasferimento in un’ala isolata del college con annesso il divieto di allontanarsi. Praticamente era in una sorta di prigione, i pasti anche gli erano serviti in camera per evitare che potesse avere contatti con altri alunni.

Ma i genitori di Claudio, due imprenditori di Battipaglia, descrivono il figlio come un giovane ligio alle regole e per questo fin da subito hanno voluto vederci chiaro. La madre del 17enne Elisabetta Benesatto, in attesa che inizi il processo civile spiega a Il Mattino: “Non è stato un caso isolato. Quello che hanno fatto a mio figlio è una pratica consolidata. E io, da madre, ho il dovere di mettere in guardia genitori come noi, ignari dei trattamenti riservati ai loro ragazzi. Claudio non ha retto, ha pagato caro il prezzo dell’essere solo un adolescente in una situazione insostenibile. È vero, nessuno potrà mai restituirmelo ma il mio impegno sarà quello di evitare che possa accadere ad altri”.

Claudio Mandia morto suicida in un college a New York, la famiglia vuole giustizia

La famiglia subito ha denunciato la scuola perché ritenuta responsabile di un comportamento “inumano”. “Comincio col dire– spiega la madre di Claudio a Il Mattino – che nessuno ci ha messo al corrente di quello che stava succedendo. Avrebbero dovuto avvisarci, era nei patti. Invece niente: espulsione, isolamento. E noi all’oscuro di tutto. Eppure la scuola sapeva che Claudio stava vivendo un momento difficile“.

Il momento difficile era dovuto al fatto che il figlio fosse da poco guarito dal Covid ed era rimasto indietro con il programma di studio, a questo si aggiunge il fatto che la loro famiglia avesse avuto un lutto, motivo per cui Claudio si era rivolto anche agli psicologi della scuola per parlare. Adesso si svolgerà il processo civile, che sarà indipendente da quello penale, secondo la Procura di White Plains non ci sono elementi per proseguire penalmente nei confronti del college.

La famiglia è certa che una simile tragedia si potesse evitare, il figlio pare che avesse lanciato già diversi allarmi: “Chiedeva aiuto via email, era debole e affamato: alcuni pasti non gli erano stati neanche serviti. Senza dimenticare l’allarme lanciato dai compagni di classe che avevano avuto modo di incontrarlo per qualche minuto. I ragazzi notarono che aveva dei segni intorno al collo, prova che il suicidio era già stato tentato: nessuno dei responsabili mosse un dito. Scoprirono che Claudio era morto solo quando mia figlia Martina, anche lei allieva della stessa scuola, iniziò a preoccuparsi perché il fratello non rispondeva ai messaggi. Anche su questo voglio risposte“.

La madre di Claudio vorrebbe che fosse istituita una legge che porti il nome del figlio scomparso affinché cambi il protocollo interno delle scuole americane: “Nessun ragazzo dovrà mai più vivere quelle assurde sofferenze. Solo così potrò dare un senso alla morte di mio figlio“.