Non avranno alcun risarcimento Sergio e Anna, una coppia di Pozzuoli che ha visto respinta la richiesta fatta all’ottava sezione civile della Corte di Appello di Napoli. I due avevano fatto causa al cimitero di Pozzuoli, che nel 2003 smarrì la salma della loro figlioletta. La bimba, nata prematura, morì poco dopo il parto e il cornicino venne seppellito sotto la croce 57, ma dopo poco i due notarono che sulla tomba, dove portavano fiori, c’era un’altra mamma.
L’inchiesta della magistratura partita subito dopo stabilì che alla croce 57 c’era il cadavere di quest’altra piccola, e non le spoglie della figlia di Sergio e Anna. Che nel frattempo erano sparite. Nonostante ciò i giudici in primo grado, e adesso a distanza di 18 anni anche in appello, hanno stabilito che la coppia puteolana non ha diritto ad alcun risarcimento.
Secondo i giudici non importa che il proprio figlio non sia nella tomba che si stava curando, perché, come riporta Il Tempo: “Il sentimento di pietà per i defunti, inteso quale diritto soggettivo degli attori ad esercitare il culto dei propri morti, non è di necessità automaticamente leso in vicende come quella in esame. I genitori infatti potrebbero sempre continuare a praticare i riti tipici del culto dei defunti, contraddistinto da una spiritualità che si esprime in larga parte in preghiere, ricordi, pensieri, commozioni. Detti sentimenti non di necessità debbono mutare sol perché non vi è l’assoluta certezza che nella fossa contrassegnata dal n. 57 o in area cimiteriale vicina a quella fossa vi siano i resti del feto, comunque destinato a rapidissima distruzione per consunzione”. Inoltre la Corte d’Appello ha condannto i due a pagare 9mila e 500 euro di spese legali al Comune di Pozzuoli e il 15% per “rimborso spese forfettarie”.

