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Castellammare piange la signora Rosa, muore nella sua roulotte: “Cose che non dovrebbero accadere”

Aveva 44 anni la signora Rosa, deceduta all’interno della roulotte in cui viveva con il marito in via De Gasperi a Castellammare di Stabia. E’ una triste storia, un racconto di quanto la precarietà costringa chi è meno fortunato a vivere in condizioni di disagio.

Dolore a Castellammare per la morte della signora Rosa

Rosa e il marito erano costretti a vivere in una situazione di estrema povertà e l’arrivo del gelo nelle ultime ore non ha agevolato le loro condizioni. Rosa purtroppo ha accusato un malore che non le ha lasciato scampo, nonostante l’arrivo dei soccorsi, la donna è deceduta. La sua storia era stata documentata dal collega Pino Grazioli che aveva più volte denunciato la situazione in cui i due coniugi erano costretti a vivere.

La notizia della morte di Rosa ha iniziato a circolare sui gruppi social legati al territorio. In tanti conoscevano la donna dall’animo buono, molti i messaggi da parte di chi non riesce a credere a questa disgrazia. Tra tanti c’è il ricordo di una cara amica della quarantaquattrenne, che sui social ha scritto:
Con il cuore a pezzi e l’anima lacerata sto qui, a scrivere queste righe per la nostra cara amica Rosa.
Non riesco a trattenere le lacrime, cadono dagli occhi senza freno da stanotte, non mi dò pace ,non mi faccio capace,non me lo so spiegare che non ci sei più,ci hai lasciati in un baleno.
Un fulmine a ciel sereno.
Non abbiamo capito cosa stesse accadendo.
Non trovo le parole adatte per dirti addio, non ci sono parole adatte per salutarti.
Scrivo e mi tremano le mani.
Userò quelle che ti dicevo tutti i giorni,
quelle che ti facevano sorridere, quelle che non erano solo parole dettate dalla circostanza, quelle che mi uscivano prima dal cuore e poi dalle labbra .
“Fatti forza Rosa, siamo con te, vinceremo!”
Invece, abbiamo perso la battaglia più importante, abbiamo perso te .
Nella mia testa rimbomba la tua voce pacata, sento quella frase che tutti i giorni mi ripetevi mentre me ne andavo, mentre ti salutavo:
“Ci vediamo domani?”
Con il punto di domanda, come a dirmi
“Mi raccomando vieni, ti aspettiamo..”
Quante volte mi hai detto
“Tu sii sora a me, tu, Katia, Lucia, Angela siete la mia famiglia, quella che mi vuole bene veramente..
Nun simme sorelle di sangue, ma simme sorelle di vita, e appena mi ridanno casa sarete le prime a dover venire a vederla.”
La casa?
Ho combattuto per te e Catello in pubblico ma soprattutto in privato.
Ho combattuto insieme ad altri per ridarti la dignità che ti era stata tolta, ho sofferto ogni volta che, dallo specchietto retrovisore ti vedevo sull’uscio di quella roulotte e non potevo portati con me.
Perdonatemi se non ho potuto fare di più, perdonami e prega per me da lassù.
Un vento gelido stanotte ha portato via il tuo ultimo respiro in mezzo a una strada, nel 2021 ,in una città ,in una società cosiddetta civile ,queste cose non dovrebbero accadere.
Ma non voglio salutarti tra sterili polemiche come hai vissuto gli ultimi mesi della tua vita.
Per il rispetto che ti portiamo ce ne staremo tutti silenzio.
Ciao sorellona mia.
Adesso dammi forza tu a me che resto qui senza capire ancora il perché“.

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