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Dramma per Serena Grandi, la disperazione dell’attrice: “Mi hanno portato via tutto”

Due anni e due mesi di reclusione all’attrice Serena Grandi per il fallimento del ristorante aperto a Borgo San Giuliano di Rimini, ‘La locanda di Miranda’ nel 2013. La condanna ieri in Tribunale a Rimini, come riportano i quotidiani locali, bancarotta con distrazione di beni strumentali della società Donna Serena srl, e le irregolarità sui libri contabili.

Aperto nel 2013 dopo la partecipazione della Grandi al film premio Oscar ‘La grande bellezza’ e chiamato come il personaggio da lei interpretato nel classico erotico di Tinto Brass, ‘Miranda’, il ristorante dopo un anno di gestione aveva chiuso senza pagare i dipendenti. Nel 2015 la dichiarazione di fallimento e la successiva indagine della Procura di Rimini, coordinata dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi che ha quindi chiesto ed ottenuto la condanna dell’attrice.

L’intervista a Repubblica –

Signora Grandi, come sta?
“Sono basita, scossa, non riesco davvero a comprendere. Non capisco cosa c’entrano le cose della mia casa a Roma, in via Archimede ai Parioli, con il fallimento del ristorante. È una giustizia così contorta”.

Tra le accuse c’è quella di aver sottratto beni strumentali della società
“Sa di cosa si tratta? Del letto di mio figlio, che tra l’altro ci teneva moltissimo perché era un regalo di suo padre e ancora se ne dispiace, di piatti e padelle che non erano del ristorante ma della mia casa di Roma, quando facevo le cene, e di uno stendino per i panni. Ci sono le foto a provarlo”.

E perché l’accusano di averle sottratte?
“Avendo una casa molto piccola sul mare, ho affittato un magazzino dove tenere queste cose, in casa non ci stavano”.

L’altra accusa riguarda i libri contabili. Sarebbero spariti.
“Sono stata io a denunciare la perdita dei libri contabili. Dopo il fallimento, ho cercato di vendere il ristorante, c’era un potenziale acquirente che mi ha chiesto di vedere i registri con i conti. Glieli ho consegnati, quando l’ho sollecitato a restituirmeli, mi ha assicurato che uno dei suoi dipendenti me li avrebbe restituiti. Poi ha affermato che pioveva e che il ragazzo li buttati in un cancello, tra il grattacielo di Rimini e Marina. Sono andata di persona a cercarli in tutti i cortili della zona, non ve ne era traccia. È agli atti anche questo”.

E i mancati pagamenti ai suoi dipendenti?
“La paga era settimanale, non ho retribuito solo gli ultimi sette giorni, per il resto hanno avuto tutto il dovuto. Avevo assunto anche un ex detenuto, concedendogli una seconda possibilità, perché sono di cuore buono. Non ha mostrato alcuna gratitudine, anzi”.

Come è accaduto che il ristorante sia arrivato al fallimento?
“Abbiamo aperto nel 2013, lo consideravo il mio buen retiro, dove avrei passato la vecchiaia, lavorando con mio figlio, guardando il mare. Il ristorante è andato bene per due anni, poi – guarda caso – quando è iniziata a circolare la voce che “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, dove ho un piccolo ruolo ma impegnativo e importante, era candidato agli Oscar, la gente ha smesso di venire a cena da noi. Sarebbe stato il mio addio al cinema, è diventato l’addio al ristorante”.

Colpa dell’invidia?
“Non lo so, ma certo aveva ragione Mussolini quando diceva che i romagnoli sono tutti affittacamere e ruffiani. Non si possono nemmeno raccontare le cattiverie che mi sono state inflitte”.

Che cosa farà adesso?
“Ricorrerò in appello, poi me ne andrò da Rimini, negli anni trascorsi in questa città, al di là della vicenda giudiziaria, non ho mai ricevuto nemmeno un invito a partecipare a qualche evento o manifestazione. Mi trasferirò a Milano. Ho saputo della condanna dai giornali locali, non ho ricevuto nemmeno l’avviso di presentarmi in tribunale per difendere la mia posizione, i miei beni. Sono disgustata da questa giustizia”.

Quanto ha perso?
“700 mila euro, tutti i risparmi messi da parte lungo la mia carriera”.

Che però non è finita.
“Per fortuna no, ho appena ultimato a Ferrara il film di Pupi Avati, “Lei mi parla ancora” dal libro di Giuseppe Sgarbi, papà di Elisabetta e Vittorio. È il terzo film con Pupi, lui e Antonio sono la mia seconda famiglia. Nel film sono la nonna di Vittorio, una donna dalla forza incredibile. E poi mio padre era ferrarese, io sono nata a Bologna perché venne trasferito alla Squadra Mobile. Ora però gliela posso fare io una domanda? Perché pensa che si accaniscano sempre così tanto su di me?”.

Dramma per Serena Grandi, la disperazione dell'attrice: "Ho perso tutto"