Il tour di VocediNapoli.it tra i negozi storici della città. Abbiamo iniziato con le librerie, le prime attività commerciali ad aprire i battenti
Lunedì 27 aprile in città sono state alzate le prime saracinesche dopo circa due mesi di isolamento causato dall’arrivo del coronavirus. A farlo sono stati i librai. La cultura ha avuto il privilegio di inaugurare l’avvento della famosa Fase2.
Sulla vicenda non sono mancate polemiche. In molti si sono chiesti, “perché le librerie?“, “perché non l’hanno permesso a tutti?“. Domande legittime e probabilmente anche giuste. Questo però non deve alimentare un clima di ostilità verso un settore commerciale di per sé già in difficoltà.
“È un momento molto complicato per le librerie“, ci ha detto Tullio Pironti. Lui è una colonna portante della storia di Napoli. Pugile, scrittore ed editore. Pironti alla veneranda età di 82 anni ne ha viste tante dal suo negozio ai lati di Piazza Dante a un soffio da Port’Alba.
Possiamo affermare che quella di Pironti è una delle poche librerie indipendenti rimaste nel cuore della città. Siamo nel centro storico di Napoli e VocediNapoli.it ha chiesto anche a Francesca Mazzei di Colonnese, a Raimondo e Giancarlo Di Maio di Dante e Descartes, un parere su quello che resterà per sempre un periodo indimenticabile della nostra vita.
C’è poi una realtà diversa, quella del franchising. Ecco perché abbiamo fatto un salto da Ubik, libreria sita in una delle strade più conosciute di Napoli: via Benedetto Croce, famosa come Spaccanapoli. Qui abbiamo conosciuto e intervistato Giancarlo Piacci.
È ancora presto per trarre conclusioni sugli effetti scaturiti dalla prima riapertura. Anche se è aumentato il numero di persone che si vedono in strada, non possiamo ancora parlare di vera e propria ‘Fase2‘. Con negozi e diversi uffici chiusi, mentre le attività di ristorazione stanno lavorando solo con l’asporto, è difficile che possa esserci molta gente in giro.
Per questo i nostri amici librai si augurano che a tutti sia concesso di iniziare a riaprire. La situazione economica è molto grave, unita alla privazione sociale, potrebbe diventare davvero esplosiva. Eppure la crisi è servita sia ai consumatori di libri che ai commercianti.
Noi lettori abbiamo potuto dedicare più tempo alla lettura. Finendo libri che avevamo lasciato sul comodino, scoprendo storie e scrittori prima sconosciuti. I librai hanno sviluppato nuovi metodi di vendita, prevalentemente online, e provato a immaginare quale possa essere il futuro delle librerie e delle case editrici.
Infine una battuta che si è rivelata un’allarme. Protagoniste le dichiarazioni di Vittorio Feltri. Il Direttore di Libero rispondendo agli edicolanti napoletani che hanno deciso di non vendere il quotidiano, ha detto: “A parte che credo sia illegale ma la cosa non mi preoccupa. I quotidiani del Nord vendono poco al Sud. Forse anche quelli del Meridione. Credo che al Sud leggano poco“.
Abbiamo chiesto agli amici librai cosa ne pensano. Possiamo sintetizzare: “Al di la della provocazione Feltri ha ragione. Gli italiani leggono meno. Lo si evince dal calo delle vendite dei libri, dato non assoluto, ma indicativo. E al Sud leggiamo ancora meno“.
