Le parole del Direttore Capasso (Uoc di Nefrologia e Dialisi del 'vecchio' Policlinico). Era una gravidanza a rischio per una patologia della mamma
“Una giovane donna che sviluppa insufficienza renale avanzata ha una ridotta probabilita’ di rimanere incinta e se, ci riesce, la gravidanza diventa pericolosa sia per la madre che per il bambino. Questo e’ quello che e’ riportato in letteratura. Ma qualche volta le cose non vanno cosi’“.
Inizia cosi’ la lettera scritta da Giovambattista Capasso, direttore della Uoc di Nefrologia e Dialisi dell’Universita’ Luigi Vanvitelli di Napoli, che racconta la storia di una donna di Pietralcina (Benevento) che ieri ha dato alla luce il suo terzogenito nel reparto di gravidanze a rischio del Policlinico nuovo.
“La donna – racconta Capasso – quando ha realizzato di essere di nuovo in dolce attesa ha deciso di proseguire la gravidanza, nonostante fosse gia’ in insufficienza renale cronica avanzata, consapevole dei rischi a cui andava incontro. Su sua specifica richiesta ha chiesto di essere seguita dalla nostra Unita’ operativa di Nefrologia e Dialisi. Per un rapido peggioramento della sua funzione renale nel novembre del 2019 siamo stati costretti ad iniziare il trattamento dialitico. Abbiamo fatto con lei un programma dettagliato e deciso di sottoporla ad un trattamento dialitico intensivo perche’ e’ stato dimostrato che questo approccio comporta una maggiore probabilita’ di portare a termine la gravidanza. Per evitarle di venire a Napoli tutti i giorni, abbiamo chiesto ed ottenuto la collaborazione di un centro emodialitico accreditato di Benevento“.
“In tutti questi mesi – prosegue – l’abbiamo assistita con tutta la professionalita’ di cui siamo capaci. Quando e’ scoppiata la pandemia del Covid-19 abbiamo raddoppiato gli sforzi ed usato ogni cautela possibile: stanza singola, sempre la stessa infermiera a dializzarla e tante preghiere al suo famoso concittadino di Pietralcina. Tutto questo l’ha preservata da altre patologie, incluso l’antipatico Coronavirus. È diventata per noi la nostra paziente numero uno. La nascita di un bambino da una paziente dializzata di per se’ non e’ un evento frequente – conclude Capasso – diventa straordinario in questi tempi di grande incertezza per il nostro futuro“.
![]()