Da questa mattina proliferano immagini sui vari gruppi social legati al territorio di file e assembramenti davanti alle pescherie. Nessuno ha voluto rinunciare alla zuppa di cozze, piatto tipico napoletano che si mangia la sera del giovedì Santo. Non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che siamo nel pieno dell’emergenza Coronavirus e che i divieti ci impongono di restare a casa e uscire solo per comprovate necessità.
E’ vero che tra queste c’è la possibilità di uscire per fare la spesa, ma andrebbe fatta in modo logico, una volta a settimana e comprando tutto ciò di cui si ha bisogno. E forse la zuppa di cozze non rientra tra le necessità di cui parlava il Governo, né tanto meno tra quelle previste da Vincenzo De Luca. Quest’ultimo ha più volte chiesto ai cittadini di fare uno sforzo, specialmente in queste feste di Pasqua ed evitare di uscire, creando così pericolosi assembramenti.
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Purtroppo sono state parole inascoltate, seppure va riconosciuto che c’è una grande maggioranza di cittadini che sta osservando rigorosamente le regole imposte dalle ordinanze regionali, resta sempre una minima parte che continua a comportarsi come se nulla fosse, accalcandosi, come oggi, davanti a una pescheria per soddisfare la voglia di zuppe di cozze. Il tempo per rispettare le nostre tradizioni culinarie ci sarà, ma sicuramente non è questo.
Questo è il momento di fare un sacrificio, pazientare e aspettare che l’emergenza passi velocemente. Scenario difficile se ognuno continuerà a comportarsi senza osservare i divieti vigenti, anteponendo voglie culinarie alla propria salute. Questo è il momento di riflettere e capire che il rischio di contagio è ancora alto e rimanere a casa, riducendo al minimo le uscite, è l’unica soluzione possibile per venirne fuori.




