Tre condanne in primo grado di giudizio a Napoli per due genitori e una donna che prestò l’utero in affitto per mettere al mondo la creatura. Sei anni per la mamma e il papà e otto per l’altra. Diversi i reati emersi dall’inchiesta condotta dalla Dda di Napoli, e dagli accertamenti svolti dal pm Antonella Fratello.
Dietro la pratica dell’utero in affitto, vietata in Italia, ci sarebbe il boss della camorra della periferia orientale di Napoli. Secondo quanto riporta il Mattino, il boss avrebbe contribuito a ingannare un funzionario del Comune di Napoli per falsicificare l’identità dei genitori del neonato. Diecimila euro sarebbe la somma che la camorra avrebbe offerto alla donna, di origine romena, per far sì che prestasse il suo utero a un affiliato. Il motivo? Fortificare l’alleanza sul territorio in un periodo di faida. I genitori del bambino, difesi dal penalista Antonio Iavarone, hanno negato l’esistenza di una trama camorristica dietro la viecenda.
Secondo le indagini però non si tratterebbe nemmeno di un caso singolo, ma la donna romena avrebbe prestato il suo utero anche per altre gravidanze avvenute sempre nella zona. Almeno quattro i casi riscontrati finora dalla Procura di Napoli.

