Che Napoli sia la culla gastronomica italiana per eccellenza ce lo dimostrano le tantissime tradizioni culinarie, prima tra tutte la pizza, ma ciò che lascia stupiti è che nel cuore della città partenopea il secolo scorso ha visto la nascita di uno dei gelati più famosi del mondo: è infatti qui che nasce il cornetto gelato di produzione industriale (gelato alla crema di latte con copertura al cacao e granella di mandorle e nocciole). Il fatto che sia industriale però non deve preoccupare i migliaia di consumatori circa la qualità degli ingredienti.
“Facciamo tutto in casa. Arrostiamo le nocciole, prepariamo le farine per la cialda e abbiamo una super moka che produce centinaia di litri di caffè. E il latte è tutto italiano” spiega Corrado De Rosa, il site engineering manager della produzione.
LA STORIA- Dalla intuizione della gelateria Spica di via Emanuele Gianturco, il cornetto gelato entra nella tradizione culinaria napoletana intorno agli anni ’50. Da subito generò un successo strepitoso. Successivamente, per evitare che il gelato spalmato sul cono bagnasse la cialda rendendola molle, l’imprenditore ideò di spalmarlo con uno strato isolante ottenuto dalla lavorazione di olio, zucchero e cioccolato. Non avendo la forza economica di produrlo a livello internazionale, il proprietario dell’idea fu costretto a vendere la ricetta alla multinazionale olandese Unilever, che poco tempo prima aveva acquistato anche il marchio Algida: è così che nacque il gelato più venduto al mondo.
Nonostante la vendita del brevetto, il cornetto gelato non si allontana da Napoli: la sua sede produttiva, sita negli anni ’70 a Caivano, continua a rimanere dov’è. Uno stabilimento che grazie alla Unilever ha raggiunto il posto di secondo impianto al mondo dell’Algida dopo la sede negli Stati Uniti. A Caivano lavorano attualmente 700 operai che producono ogni anno 1,4 miliardi di gelati: il 60% resta in Italia, il resto è destinato all’export, soprattutto durante la stagione invernale quando c’è un inevitabile calo produttivo dovuto al minor consumo. A mandare avanti la produzione durante i mesi invernali sono le confezioni per la casa, ma l’Algida deve competere anche con le oltre 40mila gelaterie artigianali in Italia e Europa. “Dipende tutto dall’abitudine dei consumatori. Noi – conclude De Rosa – smettiamo di mangiare gelato con l’inizio dell’autunno, nel Nord Europa continuano anche quando la temperatura va sottozero“.
Lo stabilimento però non smette mai di produrre e esportare durante tutto l’anno e nessuno ha intenzione di spostare la sede da Napoli. La fabbrica ha raggiunto i livelli di una vera multinazionale, con operai altamente qualificati e macchine di alto livello tecnologico. Ciò ha fatto crescere i ricavi nella penisola del 40% (1,4 miliardi di euro solo nel 2016), contro un 20% circa del fatturato globale (53,7 miliardi lo scorso anno). Stime esorbitanti anche per la Unilever. Questi numeri rendono l’industria una delle prime in Europa, nonostante in Italia vi sia la maggiore presenza di gelaterie artigianali.


