Non ha retto le accuse infamanti che mercoledì scorso avevano portato il Gip del tribunale di Napoli a disporre gli arresti domiciliari al termine di una indagine portata avanti dai carabinieri e coordinata dal pool “fasce deboli” della Procura partenopea.
Vincenzo Auricchio, 53 anni, si è tolto la vita nel primo pomeriggio di sabato nella cantinola della sua abitazione di Quarto, comune in provincia di Napoli, dove viveva con la moglie e i due figli. Il professore di matematica del liceo Gian Battista Vico di via Salvator Rosa si è puntato l’arma al petto lasciando partire un colpo. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e il magistrato di turno e da una prima ricostruzione pare che l’arma utilizzata per il suicidio non fosse intestata all’uomo.
Un epilogo drammatico giunto al termine di mesi da incubo dopo la denuncia di abusi sessuali di una delle due studentesse, oggi 16enni, spinta dalla gelosia e da alcune conversazioni che avrebbe letto sul cellulare della compagna di classe e che testimoniavano una presunta relazione anche con quest’ultima ragazza.
Una vicenda che ha scosso non poco l’opinione pubblica e che ha portato in serata, alle 21.30, studenti e professori del liceo Vico a darsi appuntamento all’esterno della scuola per una veglia di preghiera. “Che brutta cosa, non mi va di rilasciare alcuna dichiarazione” ha commentato il direttore dell’ufficio scolastico regionale della Campania, Luisa Franzese. “Una storia tragica che ci lascia attoniti e sgomenti. Il riserbo è l’unico atteggiamento che ci sentiamo di osservare nel rispetto di tutti” ha aggiunto Clotilde Paisio, preside del liceo napoletano.
Tantissimi i messaggi dei colleghi e degli studenti del professore Auricchio. C’è chi parla di “gogna mediatica“, chi di una vera e propria “infamia” da parte delle studentesse che hanno lanciato inizialmente le accuse salvo poi ritrattare tutto una volta che la questione era arrivata alla preside del liceo. Poi la studentessa, all’epoca dei fatti 15enni, ha denunciato insieme ai genitori ai carabinieri i presunti abusi.
“UNA GOGNA MEDIATICA AD OPERA DI SEDICENTI GIORNALISTI HA UCCISO VINCENZO AURICCHIO 53 anni. Quanto possono far male le parole! Io ho avuto l’onore ed il piacere di conoscerlo, una persona straordinaria e amorevole, un professore a cui piaceva insegnare e faceva amare la sua materia “la matematica”. Insegnava al Liceo G. B. VIco e per accuse MAI DIMOSTRATE ( vertevano su una sola ora di conversazione in chat volte a lui da due ragazze) la stampa ha cominciato a ricamarci in modo incredibile. . Mio figlio aspettava il suo ritorno gli voleva un gran bene. I suoi studenti erano a lui solidali e aspettavano solo che il loro amato professore di matematica ritornasse al liceo G. B. VIco”.
“L’unico professore in cinque anni di liceo davvero entusiasta del suo lavoro che sia riuscito a farmi avere fiducia nelle mie potenzialità. L’unico professore che nonostante il suo “Dura lex sed lex” sia riuscito a suscitare ai suoi alunni nulla se non ammirazione”.
E lo vedevo affrettarsi nei corridoi con i suoi mucchi di fotocopie infilati tra i volumi di analisi, spettinato e felice. E si fermava sempre, mi stringeva con forza la mano e mi diceva che dovevo essere fiera di un figlio così appassionato, che la fisica era il suo luogo di pace e che dovevo SORRIDERE! Avrei dovuto abbracciarlo perchè riempiva le sue lezioni di amore di bellezza di coraggio. E avrei dovuto urlare contro l’infamia orrenda che da mesi hanno reso la sua vita impossibile. Dolce dolce caro meraviglioso professore Vincenzo Auricchio …
LA VICENDA – Il docente sin da subito ha respinto le accuse, sostenendo che i messaggi partiti dal suo tablet fossero stati inviati da un hacker o da qualcuno entrato in possesso del suo dispositivo. Circostanza questa che il personale tecnico dei carabinieri non avrebbe riscontrato. I rapporti sessuali che il docente avrebbe avuto con la studentessa 15enne erano consenzienti ma punibili a norma di legge proprio a causa della giovane età dell’allieva.
Studentessa che avrebbe poi denunciato tutto dopo aver letto dal cellulare di una compagna di classe le conversazioni che quest’ultima intratteneva con l’uomo. Stesso approccio, stesse parole. Un “tradimento” che la ragazzina ha raccontato ad altri docenti e compagni di classe, prima di essere convocata nell’ufficio di presidenza. Poi la decisione di recarsi dai carabinieri insieme ai genitori. Agli inquirenti ha raccontato che il docente chiedeva qualcosa in cambio di voti: la studentessa in matematica aveva “7” a dispetto delle insufficienze nelle altre materie.
Docenti, collaboratori scolastici e studenti hanno sempre descritto in questi giorni il professore come una persona perbene, seria e professionale.
