Voce di Napoli | Navigazione

Permessi di soggiorno agli amici dei terroristi, le mazzette dell’ex ispettore: ecco il tariffario per i colleghi

Anche persone vicine al terrorista jihadista, protagonista degli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, ricevevano i money transfer che un cittadino algerino inviava da Napoli. E’ quanto emerge nell’indagine che ha portato questa mattina all’arrestato di sette persone, tra cui alcuni ex poliziotti o agenti ancora in servizio, dediti a un’associazione a delinquere finalizzata a favorire l’immigrazione clandestina.

Il terrorista in questione, Abdelhamid Abaaoud, che quella drammatica sera faceva parte del commando che a bordo di una Seat Ibiza di colore nero fece irruzione nei pressi di due bistrot uccidendo numerose persone a colpi di kalashnikov (venne poi ammazzato in un blitz della polizia qualche giorno dopo), aveva rapporti con l’algerino che dal Belgio riceveva i soldi inviati da Napoli da un suo connazionale. E’ da questi strani movimenti che l’indagine prende corpo e viene alla luce il giro losco che vedeva coinvolti migranti in odore di Isis e poliziotti accondiscendenti.

Mazzette che andavano da 50 a 3mila euro e variavano dalla semplice informazione al conseguimento della pratica completa. Ben 136 i permessi di soggiorno indebitamente concessi grazie al lavoro “sporco” di un ex ispettore di polizia, Vincenzo Spinosa, che addomesticava i colleghi ancora in servizio con le mazzette.

Abdelhamid Abaaoud, ucciso dopo gli attenti di Parigi

Nei confronti del cittadino algerino venivano, quindi, intraprese mirate indagini, anche di natura tecnica, coordinate dai magistrati del Pool Antiterrorismo della Procura di Napoli le quali, pur non facendo emergere positivi riscontri in ordine al suo coinvolgimento in attività di finanziamento del terrorismo, consentivano di accertare l’esistenza di un agguerrito network criminale specializzato nell’ottenere indebitamente il rilascio o il rinnovo di permessi di soggiorno a favore di cittadini extracomunitari, molto spesso privi dei necessari requisiti di legge, attraverso l’utilizzo di documenti illegalmente ottenuti.

In particolare, si è appurato che l’associazione gestiva e controllava l’intera filiera burocratica preordinata alla concessione dei relativi provvedimenti amministrativi, dal reperimento dei clienti-richiedenti, alla predisposizione delle istanze, ai contatti con l’Ufficio Immigrazione della Questura, fino alla consegna dei documenti ai soggetti richiedenti, cui seguiva la riscossione dei compensi dovuti e la successiva ripartizione dei guadagni illeciti da parte dei diversi membri del sodalizio.

IL TARIFFARIO – L’organizzazione, infatti, forniva i suoi servizi illeciti sulla base di un vero e proprio “tariffario” in ragione del tipo di prestazione richiesta, con importi in danaro compresi fra i 50 euro per una semplice informazione sullo stato della pratica e i 3mila euro circa necessari per “aggiustare” il conseguimento dei permessi di soggiorno. Nello stesso tempo, le indagini tecniche hanno disvelato il meccanismo utilizzato dal sodalizio per individuare la singola pratica e verificarne lo stato d’avanzamento e che era basato, fra l’altro, sullo scambio, via telefono, degli appositi codici alfanumerici, convenzionalmente assegnati a ciascun fascicolo dal software applicativo in uso all’Ufficio Immigrazione.

Proprio attraverso la “decifrazione” di tali codici, ottenuta anche grazie alla collaborazione fornita dalla Questura di Napoli, è stato possibile pervenire all’esatta identificazione di diversi soggetti beneficiari dei permessi di soggiorno nonché alla ricostruzione dei ruoli svolti dai principali protagonisti dell’attività illecita.

IL LAVORO SPORCO DELL’EX ISPETTORE – In tale ambito, fra i promotori e gli organizzatori del sodalizio criminale figurava Vincenzo Spinosa, un ex ispettore della Polizia di Stato già in servizio presso l’Ufficio Immigrazione, il quale sovrintendeva e coordinava l’intera filiera dei servizi offerti alla clientela. Questi, in particolare, fungeva da trait d’union tra un folto gruppo di intermediari esterni all’Ufficio Immigrazione, sia italiani (tra i quali un avvocato e un commercialista) che extracomunitari, grazie ai quali raccoglieva le diverse istanze di soggiorno dai richiedenti stranieri, e i pubblici ufficiali interni al medesimo Ufficio i quali, di volta in volta, davano indicazioni sugli adempimenti da svolgere e fornivano i suggerimenti necessari alla soluzione di specifiche problematiche.

LA MAZZETTA – Una parte dei guadagni conseguiti dal sodalizio veniva destinata ai pubblici ufficiali compiacenti per i servizi resi e le attività espletate nell’esercizio delle loro funzioni, con conseguente contestazione a carico degli indagati anche del reato di corruzione per l’esercizio della funzione previsto dall’articolo 318 del codice penale.

I NUMERI – Anche se allo stato non è possibile stabilire esattamente il numero complessivo dei documenti effettivamente gestiti dall’organizzazione, nel corso delle indagini sono state quantificate 136 pratiche di rilascio/rinnovo del permessi di soggiorno indebitamente concessi, individuate grazie al codice completo alfanumerico elaborato dal portale internet dell’Ufficio Immigrazione.

I NOMI – Sono finiti in carcere tre algerini: Salim Fourati, detto “Zaito” o “Samuele”, di 48 anni; Mounir Grine, di 36 anni e Faycal Kheirallah, 42 anni, detto “capo” o “il professore”. Carcere anche per Flavio Scagliola, poliziotto di 45 anni e per l’ex agente Vincenzo Spinosa, di Marano, di 64 anni. Il giudice ha invece disposto gli arresti domiciliari per il 28enne Qing Weng, detto “Michele il cinese”, di Fujian (Cina) e Alessandro Cerrone, di 41 anni.