Rimane critico il bilancio sui 540mila avvisi di pagamento che tra dicembre a febbraio Palazzo San Giacomo ha inoltrato agli oltre 165mila utenti, tra cui enti privati, nuclei familiari e negozi. Il valore totale di questi avvisi ammonta a circa 600 milioni di euro, una quota che risulterebbe essere risolutiva per le casse del Comune, ma che è complicata da riscuotere, in particolare per la tassa dei rifiuti (Tari).
Dopo quasi tre mesi dalla notifica degli avvisi di pagamento, il bilancio non è promettente: risulta che solo il 6,6 %, pari a 40mila euro, sono effettivamente entrati nelle casse comunali. Una stima ben al di sotto delle previsioni che vedevano l’ammontare della lotta all’evasione a 150mila euro. “Speriamo di continuare a riscuotere, i cittadini avevano 60 giorni di tempo dal momento in cui ricevevano la notifica dell’avviso. Gran parte degli atti sono stati notificati a febbraio“, dichiara – come riportato da La Repubblica – la dirigente dell’Ufficio Tributi Paola Sabadin. Nonostante, il basso importo fino ad ora incassato, la dirigente Sabadin chiarisce che vanno aggiunti anche altri 5mila utenti che hanno chiesto la rateizzazione della somma da pagare, una cifra pari al 50 % del capitale da riscuotere.
Alle difficoltà nella riscossione vanno aggiunte anche le lamentele di alcuni cittadini che hanno contestato errori negli avvisi. Tra le principali contestazioni c’è il numero di persone presenti nel nucleo familiare o la non corrispondenza dei metri quadri dell’appartamento. Calcolare il numero degli utenti incappati in questo genere di errori è difficile, “non sappiamo ancora quanti sono – spiega Sabadin – La banca dati è sporca, questo in parte è vero e la stiamo ripulendo“. In effetti, così come è emerso in commissione, mancherebbe il collegamento tra il software che elabora le cartelle della Tari e l’Ufficio Anagrafe che elabora i dati per calcolare la tassa.
L’ente deve anche fare i conti con la notifica degli atti, che nel 70 % dei casi arriva al destinatario, ma quando si tratta di ditte individuali, il 35 % dei contatti di posta elettronica certificata, comuniati dalla Camera di Commercio, sono stati trovati inattivi. Queste le problematiche che impediscono al Comune di arginare la maxi evasione sui rifiuti.

