Un terzo medico avrebbe sviluppato anticorpi per la malattia che ha già ucciso una dottoressa. Probabili vaccini per chi è risultato negativo
Non c’è ancora un vero e proprio allarmismo e nemmeno un pericolo reale di infezioni e contagio, ma un terzo caso di tubercolosi ha comunque fatto scattare una sorta di panico, sia tra la comunità medica che tra i cittadini.
In pratica, dopo il decesso di una dottoressa che lavorava presso il pronto soccorso dell’ospedale San Paolo di Fuorigrotta (area ovest di Napoli), un altro dottore è risultato positivo al virus della tubercolosi. Quindi la malattia ha già colpito tre persone.
Tra esse proprio la donna, deceduta dopo circa un anno di battaglia al nosocomio Cotugno, istituto napoletano specializzato per la cura di malattie infettive. Tuttavia, nonostante quest’ultimo caso, non si può ancora parlare di infezioni e contagi.
In pratica non è scattato nessun allarmismo, in quanto l’ultima persona risultata positiva al virus potrebbe aver sviluppato gli anticorpi alla tubercolosi. Intanto, chi non ha contratto alcuna malattia, potrebbe essere vaccinato.
“Ma non significa che siano infetti il batterio circola e le persone sane e immunocompetenti sviluppano anticorpi. Ovviamente in un pronto soccorso è più alta la probabilità di venire a contatto con soggetti malati. In questi casi – aggiunge – si può sviluppare un’infezione silente in cui il batterio è controllato dal sistema immunitario, ovvero avviene la completa guarigione come nella maggioranza dei casi. Solo nella malattia asintomatica a silente, per concomitanti malattie o terapie immunosoppressorie e negli anni si può sviluppare una forma attiva. Questa, a sua volta diventa contagiosa solo nelle forme polmonari ma non in quelle extrapolmonari che pur gravi, come nel caso della dottoressa deceduta, non sono diffusive di bacilli“, ha dichiarato Maria Triassi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica e Medicina preventiva della Federico II.
