Voce di Napoli | Navigazione

Dal Golfo di Napoli, la sfida in solitaria all’Atlantico

Marco Buonanni parteciperà alla traversata dell’Oceano Atlantico nel 2019

Nella splendida cornice della sezione napoletana della lega navale, è stato presentato ieri sera il progetto “Caerus, Il tempo è un traguardo”, la sfida che vedrà protagonista Marco Buonanni, un esperto velista napoletano, ex ufficiale di marina e comandante di imbarcazioni da diporto, partecipare alla Minitransat 2019 La Boulangere, la regata in solitario che si corre ogni 2 anni sui Mini, delle barche lunghe appena sei metri e mezzo.

La presentazione si inserisce nella rassegna della lega navale “Aspettando la velalonga”, come ha spiegato suo Segretario, Romolo Maiello, che ha aperto la conferenza, portando anche il saluto del Presidente. Temi centrali della serata, la scelta di cimentarsi con una sfida importante come una traversata atlantica in solitario su una barca di sei metri e mezzo e l’approccio ad una sfida così particolare.

E’ una barca stimolante, molto tecnica, divertente e veloce; è completa” ha esordito Buonanni, riferendosi ai Mini. “La Minitransat non è una regata estrema, come la definiscono molti: è solo una regata alla quale, in questo momento della mia vita e della mia carriera professionale, ho avuto la voglia e la fortuna di poter partecipare. Navigo da sempre, da quando da bambino mio padre mi portava in giro a vela per il Golfo di Napoli, e sognavo di continuare a navigare ben oltre il golfo, con lui, fino a perderci. Attraversare l’Atlantico, all’inizio può sembrare un’impresa, come mi sembrò al momento della mia prima traversata, ma come mi disse uno dei miei grandi maestri Mauro Birindelli, se lasci un pallone ai caraibi, dall’altro lato bene o male ci arriva…”.

Ma la Minitransat si percorre in solitaria, come ricordato da Ezio Giugno, Istruttore della lega navale e moderatore della serata: “La ragione per cui ho scelto una regata in solitaria – spiega Buonanni – sinceramente, è che non avevo la voglia di mettere su un gruppo. Il mare è un filtro naturale, fa selezione, velocemente, e trovare un gruppo con le stesse disponibilità di tempo e voglia, con cui allenarsi ed affiatarsi, è difficile. Questo, e anche il budget più contenuto, ovviamente!”

Con Buonanni, Dario Desiderio, professionista della vela e velaio di professione, che sta seguendo il progetto dal punto di vista tecnico: “Non avevo mai regatato sui Mini, e ne ero anche poco attratto, onestamente. Poi Marco, che è un amico e un compagno di tante regate, mi ha trasmesso la sua grande voglia di accettare la sfida. A quel punto, però, ho dovuto fare molte uscite su Caerus, dovevo capire e colmare un mio gap. Alla fine, ci ho fatto mille miglia!”.

 Continua Desiderio: “Non sono d’accordo con Marco, che la regata sia una come tante: il Mini é una barca selettiva, non è per tutti. L’organizzazione di classe (i giudici che dettano le regole e decidono i percorsi per le qualifiche, ndr) mette alla prova, con le qualifiche effettuate volutamente nel Mediterraneo di inverno, quando il meteo è variabile in modo estremo, da bonaccia a 55 nodi, e devi sempre indovinare la vela giusta per ogni vento, andatura etc… In più c’è l’aspetto competitivo, in cui ci sono gli altri, che ti stanno avanti o dietro… Ma, devo dire, più spesso dietro nelle ultime qualifiche!”.

Il Team di Caerus 769 è, infatti, attualmente impegnato nelle regate di qualificazione della Minitransat, che prevedono 1000 miglia in solitaria, che Buonanni ha effettuato ad inizio maggio, e 1500 miglia di regata nei due anni precedenti la partenza, di cui 500 in solitaria: finora hanno collezionato, su quattro regate, un terzo, due secondi e un quinto posto.

Fra i supporter del progetto, anche le ONLUS “Ambiente e/è vita” e “Falchi del Sud”, il cui portavoce, Aldo Miceli, ha sottolineato come la sfida con sé stesso che Buonanni affronterà e le sfide che i volontari di Protezione Civile affrontano con sé stessi durante le emergenze, siano per certi versi similari.

Molte domande da un pubblico interessatissimo, soprattutto sulla vita di bordo, il mangiare e la gestione del sonno: “E’ una barca di 6.5 x 3 metri, non stai mai in piedi, vai molto veloce, e sei praticamente sempre sott’acqua. La gestione della vita a bordo è molto soggettiva, si crea un rapporto personale con la barca, per ognuno è diverso; si mangia quando le condizioni meteo lo permettono e solo pasti liofilizzati o scatolette. La gestione del sonno, invece, è più un recupero dalla stanchezza in realtà: sempre condizioni meteo permettendo, di media effettuo dei ‘micro-sonni’ di 20 minuti ogni due ore” ha spiegato il marinaio partenopeo.

Un progetto che ha interessato molto il pubblico presente, fatto non solo di appassionati di vela, ma anche di persone incuriosite dalla particolarità della traversata in solitario, che, contraddicendo il protagonista di questa sfida, rimane nell’immaginario collettivo come un’impresa eccezionale, che abbiamo avuto il piacere di veder presentata oggi, e che seguiremo nel suo sviluppo fino al traguardo.

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