Ucciso perché era il cugino di un collaboratore di giustizia. Giustizia, dopo quasi 22 anni, per i familiari di Giuseppe Quadrano, il postino ucciso a 43 anni all’esterno di un bar di San Cipriano d’Aversa (Caserta) il 7 luglio 1996.
Nella mattinata odierna, nei penitenziari di Parma, Sassari e L’Aquila, i carabinieri della Compagnia di Casal di Principe hanno notificato ai diretti interessati (tutti già detenuti) l’esecuzione di una misura cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. Destinatari il super boss dei Casalesi Francesco Schiavone, detto “Sandokan“, e il cugino omonimo Francesco Schiavone, detto “cicciariello“. Entrambi – secondo quanto emerso dalla indagini avviate nel 2017 – sono considerati i mandati dell’omicidio di Quadrano, eseguito materialmente da un commando condotto sul luogo del delitto da Sebastiano Panaro, 59 anni, terzo destinatario dell’ordinanza.
I tre sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio, detenzione e porto abusivo di arma comune da sparo aggravati dal metodo mafioso e commessi al fine di agevolare il clan dei Casalesi. Quadrano, postino e cugino dell’omonimo collaboratore di giustizia (che nel 1994 uccise Don Peppino Diana), venne ucciso per impedire la proliferazione di nuovi collaboratori di giustizia. Fu Panaro, alla guida di una Fiat Punto, a condurre i killer in via Acquaro di San Cipriano d’Aversa, davanti al bar Orientale dove furono esplosi complessivi 12 colpi calibro 9×21 all’indirizzo della vittima.

