Un colpo di scena (l’ennesimo) ha fatto slittare l’attesa sentenza per le ingerenze del clan dei Casalesi nel Polo calzaturiero di Carinaro. Si dovrà attendere il mese si marzo per conoscere il verdetto contro il boss Michele Zagaria. Ieri l’ex primula rossa ha annunciato la revoca dei suoi legali, Angelo Raucci e Andrea Imperato, al processo (di nuovo).
In merito alle sue condizioni carcerarie infatti Capastorta ha dichiarato:
“Subisco torture per punizioni che mi vengono inflitte tutte le volte che in udienza mi lamento delle mie condizioni carcerarie“.
Il giudice Picciotti ha comunicato di aver scritto al Dap e al carcere di Opera dove Zagaria si trova in regime di 41 bis. Secondo la difesa però da parte del penitenziario lombardo non vi è stata alcuna risposta in merito alla vicenda. L’ex capo dei Casalesi ha denunciato uno stato di totale isolamento perché i detenuti si rifiuterebbero di trascorrere con lui l’ora id socialità, cure non adeguate e trattamenti inumani. “Mi torturano“, ha aggiunto.
Secondo gli avvocati di Zagaria, l’assistito verserebbe in uno stato di depressione fin dai prime mesi successivi all’arresto avvenuto nel 2011. Sarà probabilmente un avvocato di ufficio a seguire il boss nel processo in cui rischia 12 anni di carcere insieme a Salvatore Verde detto “Tore la bestia”. Secondo l’accusa la vicenda, che risale a dicembre 2016, riguarda la “Sogest srl” e la tangente pagata alla camorra. Il Polo calzaturiero era usato, secondo la Dda, come una “lavatrice” per riciclare i soldi del clan.
Nel frattempo, secondo quanto riporta Il Mattino, l’ex boss dei Casales avrebbe manifestato tendenze suicide: nella sua cella è stata rafforzata la video sorveglianza; ora è controllato anche quando va in bagno. “Non è insofferenza a un sistema che non riesce a controllare, – dice Barbara Lettieri, l’avvocato che gli cura gli aspetti legati all’esecuzione della pena – bensì una protesta contro una restrizione che lo vessa impedendogli anche l’esercizio dei diritti costituzionalmente garantiti come studio, salute, cura, socialità e lavoro“. La soluzione è stata decisa in seguito a due episiodi di cui Zagaria si è reso protagonista a novembre e a dicembre dello scorso anno di due minacce di suicidio, realizzate provando a strangolarsi con il filo del telefono mentre si trovava in videoconferenza dalla saletta del penitenziario per un processo che si svolgeva a Santa Maria Capua Vetere.

