L'archivio fotografico non sarà accessibile al pubblico. Il motivo sarebbe stata una divergenza tra la gestione e la proprietà
Brutte notizie per gli amanti della fotografia. Ha chiuso nuovamente al pubblico l’Archvio Parisio che custodisce un importante patrimonio fotografico che rappresenta una collezione tra le più complete e prestigiose di Napoli e del Sud Italia. L’archivio è gestito dall’associazione culturale Archivio fotografico Parisio che negli anni ha avuto cura del materiale artistico del fotografo Giulio Parisio che aveva in quella sede, a partire dal 1924, il suo atelier. L’associazione è nata nel 1994 e si trova sotto i portici della basilica di San Francesco di Paola in Piazza del Plebiscito. La proprietà dell’archivio fa capo alla Stefano Fittipaldi srl, società gestita da tre soci, uno dei quali è proprio Stefano Fittipaldi. La notizia è emersa grazie ad un dibattito avvenuto all’interno di un gruppo Facebook di amanti della fotografia storica dedicata alla città di Napoli.
Protagonisti della discussione Luciano Siviero, a cui nello scorso novembre era stata affidata la gestione dell’archivio, e proprio Fittipaldi. È stato Siviero a darne l’annuncio con un lungo post in cui ha spiegato che la sua decisione è stata presa per una diversa concezione sulle funzioni che l’archivio deve svolgere. Siviero, infatti, era più propenso ad una maggiore apertura al pubblico, magari promuovendo anche eventi ed iniziative a pagamento per autofinanziare l’associazione. Invece, secondo quanto traspare dai post e commenti, il proprietario preferirebbe proseguire sull’onda della ricerca e della divulgazione scientifica, cozzando contro l’idea” innovativa” di un’arte “pop e mercificata“.
“Buongiorno a tutti. Con oggi alle 14 il nostro impegno,seguito alla riapertura del 13 novembre, di mantenere aperte e fruibili al pubblico i locali dell’Archivio Parisio si conclude. La proprietà , che ha manifestato l’intenzione di continuare l’attività di studio, ricerca ed archiviazione, deciderà e quindi comunicherà se e con quali orari intende riaprire. Grazie di cuore a tutti coloro che ci hanno sostenuto in questo periodo, Naturalmente le nuove iniziative alle quali stiamo lavorando verranno tempestivamente comunicate“, queste le dichiarazioni di Luciano Siviero.
Che poi ha affermato, all’interno di un secondo post: “Cari amici, a questo punto della storia di questo gruppo, sento di dovervi delle spiegazioni. Il gruppo nasce nel gennaio 2017, allorquando sollecitato da una persona che allora ritenevo essere un mio vecchio e caro amico, fui coinvolto nelle annose vicende dell’Archivio Parisio, vicende che furono affrontate e discusse in numerose riunioni tendenti a fare il punto della situazione ed a cercare il modo di riaprire, far rivivere e quindi riconsegnare alla città un patrimonio, che anche in funzione dei vincoli su di esso imposti, è prima della città e poi degli effettivi proprietari. Da gennaio, data dei primi incontri, fino a settembre, sono stato coinvolto, insieme ad altri, dalla proprietà, a verificare le varie ipotesi sul tappeto;a verificare la bontà di alcune tesi giuridiche , a mio avviso sottovalutate, nell’ambito della procedura intentata , dalla Prefettura di Napoli,nei confronti della società proprietaria. Infine sulla convinzione condivisa che dette mie tesi potessero avere un base di ragionevolezza, e sulla scorta di accordi verbali, circa le modalità per poter riaprire gli spazi dell’Archivio alla città, io con altri volenterosi (Valeria, Sabrina Francesco e Lidia) dall’inizio di settembre cominciammo prima a ripulire, a riordinare ed a dare un minimo di dignità a spazi che erano stati abbandonati da circa quattro anni,addirittura senza più alcuna fornitura elettrica! Mi è stato detto recentemente in una riunione che mi sarei divertito molto a fare tutto ciò! Forse divertito è una parola grossa,. Certamente poter donare una parte del mio tempo, ad una iniziativa culturale, che io ritengo potrebbe essere di grande respiro, mi ha gratificato, seppure non è esattamente nelle mie corde il dover provvedere alla pulizia dei servizi igienici, o a dover raccattare e buttare a discarica oltre 4 furgoni di rifiuti, lasciati lì a marcire. Il tutto si basava su accordi, ripeto verbali, raggiunti con la proprietà, in virtù dei quali, con modalità rispettose dei luoghi, quei luoghi stessi, potessero diventare motore per uno sviluppo futuro, non basato, come era fino ad alcuni anni fa ( ovvero prima della decisione di chiudere ( anno 2013 mi pare) sulla , a mio parere oggi, vana speranza di finanziamenti pubblici o privati, ma sulla apertura al mercato di quel luogo e di quelle meravigliose immagini in esso contenute. In base a questa condivisa visione, si è arrivati alla riapertura del 13 novembre che ha visto riaffluire sotto il porticato di Piazza del Plebiscito oltre 500 amici. Raggiunto il risultato, tutto è cominciato ad essere rimesso in discussione e lentamente, tutti noi che avevamo contribuito alla riapertura e che avevamo dato la nostra disponibilità a mantenere aperti quei luoghi, ci siamo sentiti, subdolamente , e passo dopo passo, messi da parte, senza che intervenisse, seppur richiesto più volte, un chiarimento. Oggi da molte parti mi si dice che questa è una strategia , di cui l’Archivio è sempre stato vittima. La strategia dell’usa e getta! Io credo che lasciare una scia di tanti cadaveri lungo la propria strada, tra l’altro definendo come inutili, incapaci o peggio ancora approfittatori, tante e tante persone, ( dalle quali per altro continuo a ricevere testimonianze) non sia una strategia corretta, perchè il tanfo stantio della morte, non giova alla gradevolezza dei luoghi nè allo sviluppo di progetti che invece dovrebbero avere il profumo della vita. Peccato! io ancora una volta ci ho provato, ma come ho detto in una nota privata, ho sempre distinto nella mia vita imprenditoriale, gli scontri e le differenze di vedute, dall’amicizia, e quindi opererò così anche questa volta. Naturalmente tutti coloro che dovessero dissentire da quanto sopra, sono liberi ed anzi pregati di farmelo notare e di abbandonare questo gruppo. Scusatemi per il tempo che vi ho fatto perdere“.
La risposta di Stefano Fittipaldi non si è fatta attendere. “Caro Luciano, mio dispiace dover raccogliere questo tuo sfogo in un luogo virtuale ma, essendo io il titolare dell’archivio, credo di non potermi esimere dal rispondere personalmente a quanto dichiari. Ti ringrazio innanzitutto per l’impegno e la dedizione che hai riversato nel progetto della riapertura dell’Archivio, di questo ti sono – e continuerò ad esserti – sinceramente grato e riconoscente. Allo stesso tempo, come ben sai, dopo un primo periodo che ci ha visto condividere in modo pressoché totale gli obiettivi, le nostre visioni circa il ruolo dell’archivio, la sua funzione, il suo modello di sostentamento, hanno iniziato a divergere sino a diventare difficilmente conciliabili. Nella mia visione, quella che porto avanti dal momento in cui sono diventato proprietario dell’archivio più di venti anni fa, vivendone sulle mie spalle alti e bassi, onor di cronaca e difficoltà, estenuanti battaglie legali e inverosimili questioni burocratiche, nella mia visione, dicevo, l’archivio e le fotografie in esso contenute devono continuare ad avere una funzione culturale, di preservazione e divulgazione. Una funzione che deve servire ad alimentare l’autofinanziamento della struttura, certo, ma che non può essere messa in secondo piano rispetto a mire imprenditoriali che, a conti fatti, vedono l’Archivio più come un luogo da “monetizzare”, che come custode di una memoria da salvare e promuovere. Come ho avuto già modo di dirti, non ho nulla contro una concezione “Pop”, o anche commerciale, della fotografia, ma non credo che questa visione possa e debba essere applicata ad ogni costo a un patrimonio storico come l’Archivio Parisio. In questi anni di chiusura dell’Archivio, dovuti non ad estemporanei capricci individuali, ma a inderogabili questioni personali, il mio obiettivo è sempre stato quello di tornare ad riaprirne i battenti per portare a nuova luce il tesoro storico e culturale custodito Un percorso che continuerò a perseguire, ringraziando chi, seppur per breve periodo, mi ha accompagnato in questo viaggio e accogliendo a braccia aperte chiunque voglia far propria la stessa visione di valorizzazione e promozione“, ha risposto Stefano Fittipaldi, proprietario dell’archivio.
Infine, la risposta conclusiva di Siviero: “Caro Stefano ti ringrazio per quello che hai scritto e ti assicuro che per i nostri rapporti amicali, che ribadisco, non metto e mai metterò in discussione, mi basta e mi avanza. So bene e lo abbiamo verificato nuovamente, che le nostre visioni sul come far vivere questo meraviglioso patrimonio che appartiene a te ed a Giuliana ,sono molto diverse. Purtroppo come ho avuto modo di discutere con te in questi mesi in cui hai voluto coinvolgermi in questa vicenda, la mia visione di gestione del patrimonio culturale, è molto diversa dalla tua. Comunque sappi che apprezzo molto la tua “purezza” anche se so che questa tua visione nega alla città di poter fruire, con leggerezza, di tanta bellezza, di cui ti do atto, tu sei un custode fedele, Per il futuro che ti auguro ancora pieno di successi , sarebbe bello che tutti coloro che si avvicineranno al tuo patrimonio-spazio, siano consci e consapevoli di come procedere. Come certamente avrai capito e come ti ho in privato chiarito, la cosa che mi ha ferito, è stato il fatto di trovarmi, dopo tante fatiche, di fronte a scelte e persone, senza che avessi sentito il bisogno di chiarirmi che era arrivato il momento, per te di riprendere il cammino, senza che ci fosse bisogno del mio supporto. Ho sempre dichiarato che tu e Giuliana in quanto proprietari del patrimonio Archivio, faceste le vostre scelte secondo i vostri desiderata e seguendo la vostra visione.Devi darmi atto, che non ho mai avuto aspettative di alcun genere e che di tutto ciò che è stato messo in campo, sei stato informato e lo hai fino ad un certo punto condiviso. Sì è vero che io forse ho una visione “POP” della fotografia, ma credo che questa visione, non debba necessariamente essere in contraddizione con la tua visione ” culturale” ma che anzi sia il necessario corollario affinchè tutte le attività culturali possano essere portate avanti. Come ti ho accennato in alcuni recenti messaggi resto a tua disposizione per quanto ancora potesse occorrerti, ma ciò nell’ambito di un rapporto non ambiguo, ma basato sulla estrema chiarezza di rapporti.Ti abbraccio“.




