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Omicidio di Ciro Paradisone: ucciso al Rione Traiano per motivi passionali, annullata la condanna

L’omicidio di Ciro Paradisone, avvenuto nella notte del 16 giugno 2014, fu inizialmente considerato un agguato di camorra perché la vittima era già nota alle forze dell’ordine. L’assassinio del 44enne al viale Traiano, ucciso con un colpo di pistola in fronte e uno alla spalla nella sua vettura, apparse alle cronache come un delitto ricollegabile immediatamente a un regolamento di conti tra clan, ma in realtà l’uccisione nascondeva un movente passionale.

Ad ammazzare l’uomo fu Roberto Finizio, 21 anni, costituitosi poi ore dopo l’omicidio nel carcere di Secondigliano. I carabinieri del Nucleo investigativo e gli agenti della compagnia di Bagnoli erano già sulle sue tracce, poco bastò infatti per capire che non si trattava di un agguato di camorra. Ciro è morto perché era l’ex marito della compagna del 21enne, i due avevano preso appuntamento probabilmente per discutere della questione in quanto l’assassino stava per diventare padre. Non ci fu nessuna riappacificazione però quella notte, il killer uccise Paradisone probabilmente al culmine di una discussione, il quale morì durante il tragitto all’ospedale San Paolo di Napoli.

Finizio fu condannato in primo grado a diciotto anni con rito abbreviato, ridotti poi a sedici in Appello. La Corte di Cassazione ha ora annullato la condanne del killer, i giudici della prima sezione della Suprema Corte hanno accolto la richiesta della difesa e hanno disposto un nuovo processo d’appello per l’imputato. Ciò che bisognerà valutare è se quel delitto sia stato commesso d’impeto oppure su provocazione della vittima.