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Terra dei Fuochi, la verità secondo i dati scientifici della task force Pandora

Sono passati circa 14 anni da quando è scoppiato il caso denominato della Terra dei Fuochi, cioè di quel territorio della Campania dove i continui roghi di rifiuti e sotterramento di sostanze tossiche ha causato l’inquinamento di una zona molto vasta. Da quel momento è scattata una campagna mediatica molto forte che ha decretato l’immagine di un’area produttrice di alimenti nocivi che hanno incentivato l’aumento delle malattie tumorali. Il problema è che spesso al massiccio bombardamento sui media non sono stati affiancate delle teorie basate su corretti dati scientifici, aspetto che ha portato l’opinione pubblica a credere ai titoloni più che ai fatti concreti, delineando un contesto che in realtà non è affatto veritiero.

"Terra dei Fuochi", la verità secondo i dati scientifici della task force Pandora

Come riportato in un articolo pubblicato da Giuseppe De Salvin su Take Off Magazine, ecco che la Task Force Pandora, coordinata e diretta dalla ricercatrice e oncologa molecolare Paola Dama (impiegata presso la University of Chicago), con la collaborazione di diversi scienziati italiani e stranieri, ha sviluppato uno studio che ribalta molte delle cose che sono state dette e scritte sulla vicenda relativa alla Terra dei Fuochi. Pandora parte dai 25 milioni stanziati dal governo (anche per l’Ilva di Taranto) per le diagnostiche che riguardano i tumori tramite alcuni screening, per affermare che in realtà sono solo 3 gli esami che davvero garantiscono un’efficacia scientifica: la mammografia, il pap test e la ricerca di sangue nelle feci.

La task force rileva che la Campania non è preparata dal punto di vista della prevenzione, l’organizzazione e l’educazione sanitaria, esprimendo un settore che è in ritardo rispetto ad altre regioni. Inoltre secondo i dati risulta che il tasso dei tumori è più alto nel centro di Napoli, piuttosto che nelle zone che compongono la Terra dei Fuochi. Come sostenuto dall’ingegnere nucleare Vincenzo Romanello, presidente dell’Associazione Atomi Per la Pace e già direttore scientifico al Research Center Rez (Husinec-Rez), la radioattività fa parte della nostra vita quotidiana essendo un fenomeno naturale. I suoi studi sul centro della città è sono stati fatti tramite delle misurazioni Geiger.

Ecco che emerge il dato, da una parte sconvolgente e dall’altro positivo: le statistiche che sono state realizzate dal 1970 al 2014, hanno affermato che i tumori in Campania hanno registrato un calo non indifferente rispetto agli anni ’90. Questo fenomeno si è verificato, non solo per alcuni aspetti legati all’ambiente, ma anche per i progressi fatti in ambito medico-sanitario. Inoltre, secondo lo studio Sentieri, non sarebbe dimostrabile l’incidenza tra il fenomeno della Terra dei Fuochi e le malattie tumorali. Addirittura alcuni dati hanno mostrato come l’esplosione di queste malattie sia stata più forte al Nord che al Sud. Nel Meridione, inoltre, esiste una grande carenza per quanto riguarda l’organizzazione degli screening oncologi e la dispersione e frammentazione delle cure per i tumori. Per quanto riguarda i bambini, “Nel periodo 2011-2015, sebbene siano stati attesi 770 casi da 0 a 14 anni, in Campania, oltre il 50% di questi ultimi è stato previsto nell’intera provincia di Napoli a prescindere dalla localizzazione nella Terra dei Fuochi“.

Va dunque ridefinito il rapporto tra localizzazione monitoraggio per quanto riguarda l’intera regione. In merito alle falde del sottosuoloIl rischio di contaminazione accidentale delle acque di falda, controllate per legge prima di passare agli impianti delle reti idriche di adduzione e distribuzione territoriali e una volta accertato il loro corretto funzionamento, è piuttosto basso, in quanto i sistemi di erogazione sono sistemi in pressione (a volte molto elevate) per cui non è fisicamente possibile che altre sostanze penetrino all’interno“. Lo stesso discorso, come affermato anche dal perito Carlo Schiattarella, vale anche per il controllo della qualità dell’aria messa alla prova dai roghi che causano la dispersione di sostanze nocive e tossiche nell’atmosfera.

Ecco, dunque, che emerge la grande problematica della comunicazione, soprattutto in merito alla divulgazione di una grande mole di dati scientifici che riguardano questioni così importanti per la popolazione. Ma spesso la politica e i media fanno confusione, strumentalizzano o pubblicano i modo scorretto tali statistiche. Come affermato da Paola Dema, nel suo libro Falsa equivalenza, “Il vero problema è la comunicazione. Se l’emergenza rifiuti non ha un impatto significativo sulla salute, o almeno non evidenziabile al momento, ha però provocato gravi danni, e non solo ambientali. Il danno principale è la sfiducia della popolazione nei confronti delle autorità sanitarie. […] Una delle peggiori cose dal punto di vista mediatico è il dibattito scientifico, soprattutto quando a parlare non sono i dati e la loro confutazione, bensì le offese personali e la esternazione dei propri titoli accademici e professionali. La gente rimane totalmente immobile e la sfiducia piomba nelle case di famiglie che alle difficoltà reali di affrontare i problemi, in una regione dove il minimo diritto non viene garantito, si aggiunge la disinformazione e non sarà questa a salvare vite umane“.