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Con “Elvira” e le letture di Croce, Servillo insegna cosa è il teatro

La scenografia è semplice, un paio di sedie e uno scrittoio con dei copioni poggiati sulla sua superficie. Poi la scena è retta per intero dagli attori, in particolare ad essere magnetico e padrone della rappresentazione è lui, Toni Servillo. La sua recitazione è di grande impatto e maestosa, nell’unire il ruolo che il premio Oscar per La Grande Bellezza interpreta, e la realtà, in cui Servillo è davvero un regista teatrale.

Devi metterci il sentimento. Il pubblico va sconvolto, stupito. Elvira è davanti uno specchio e tu attraverso la recitazione devi agire su te stessa. Non sei tu che la interpreti entrando nella parte, ma è Elvira che diventa parte di te“, questo afferma Servillo durante lo spettacolo, rivolgendosi alla ragazza che interpreta Elvira, e gli applausi finali che chiamano sul palco quasi una decina di volte gli attori che s’inchinano al pubblico, dimostrano che la platea ha apprezzato e gradito la messa in scena.

Con "Elvira" e le letture di Croce, Servillo insegna cosa è il teatro

Elvire Jouvet 40” è il diario di lavoro in cui Brigitte Jaques ha trascritto le “Sette lezioni sulla seconda scena di Elvira nel Don Giovanni di Molière“, qui tradotti da Giuseppe Montesano. È su questo testo che Servillo basa tutta la sua rappresentazione di cui è attore e regista. Lo spettacolo dura poco meno di un’ora e mezza ed è tutto incentrato in una sorta di monologo-dialogo tra un insegnante di teatro e i suoi allievi, in particolare con la giovane che interpreta Elvira. Nonostante ciò la rappresentazione è scorrevole, a tratti persino avvincente grazie all’interpretazione sublime di Servillo che trasmette tutto l’amore e la passione per il teatro.

Elvira rappresenta proprio questo: una lezione su cosa vuol dire recitare, entrare in una parte, interpretare un testo teatrale e comprenderne le emozioni e i sentimenti che può trasmettere. Servillo è un gigante che però non ruba la scena a Petra Valentini che sul palcoscenico è Claudia, la ragazza ebrea che ha la parte di Elvira. La storia narra una vicenda realmente accaduta: il racconto è ambientato nel 1940 a Parigi e parla dei 7 mesi di prove che gli attori affrontano senza però riuscire a realizzare lo spettacolo. Infatti Eva sarà presa dai nazisti e il suo maestro Jouvet (Servillo) si ritirerà come un eremita fino alla fine della guerra.

Il teatro è sforzo e disciplina. Senza di essi tutto ciò che accade e si trasmette non funziona, non ha senso“, afferma Servillo nei panni di Jouvet. Senza dubbio la passione e l’amore che l’attore-regista prova per quest’arte, non solo è palpabile ed evidente ma è trasmessa, allo stesso tempo, con forza e delicatezza al pubblico. Quest’ultimo è inerme nel non riuscire a staccare gli occhi dalla mimica e la gestualità, proprie di uno dei più grandi interpreti del teatro contemporaneo.

Con "Elvira" e le letture di Croce, Servillo insegna cosa è il teatro

TONI SERVILLO LEGGE BENEDETTO CROCE

Ho solo il merito di aver letto queste pagine di Benedetto Croce, alcune di grande attualità“, ha affermato Toni Servillo parlando della celebrazione del 150esimo anno dalla nascita di Benedetto Croce. L’evento organizzato al teatro Bellini dalla fondazione che porta il nome del celebre filosofo, ha portato in scena una lettura di diverse pagine autobiografiche riguardanti uno degli intellettuali e pensatori più importanti del ‘900.

Servillo ha letto tredici brani di Croce tra i diciotto scelti dallo storico Giuseppe Galasso e raccolti in una pubblicazione distribuita al pubblico: dai ricordi di infanzia a quelli del terremoto di Casamicciola, agli anni del fascismo fino alla chiusura dei suoi “Taccuini“. In questa interpretazione l’attore si cimenta in uno dei suoi cavalli di battaglia, ovvero la lettura “Leggere un testo, interpretarlo, dargli vita, conferirgli un tono, un suono e un ritmo attraverso le parole, è una delle relazioni più intime che un attore intraprende con un autore“.

Ecco perché con “Elvira” e le letture di Croce, Servillo da una doppia lezione di teatro su cosa significhi dirigere, recitare e interpretare, attraverso modalità di rappresentazione tra loro diverse. Un omaggio e una lode al teatro che simboleggiano il riscatto di un’arte spesso sottovalutata e non apprezzata, ma di cui la nostra società e cultura avrà sempre bisogno. “Recitare vuol dire imparare a conoscersi nel profondo, ad analizzarsi. Vuol dire agire a livello introspettivo dentro se stessi“, afferma Servillo. Un comandamento, un inno nei confronti di un’arte di cui l’essere umano non può fare a meno.