Il De Magistris bis è ufficialmente iniziato. La Giunta comunale è stata nominata e il Consiglio (dopo il suo primo provvedimento per conferire la cittadinanza onoraria a Sophia Loren), è già al lavoro.
Passato il ciclone D&G Napoli torna alla normalità. Quest’ultima è rappresentata dal’eterna polemica tra il Sindaco e il Premier Renzi. Il primo ha promesso sul finire della campagna elettorale che avrebbe riaperto il dialogo con Roma, il secondo aveva minacciato tuoni e fulmini nei confronti della dirigenza del Pd campano.

De Magistris ha caratterizzato la sua campagna elettorale con toni molto forti nei confronti di Roma, da lui definita come il centro di potere che calpesta i diritti e l’economia del Sud. L’ex Pm ha cavalcato l’onda sudista ergendosi a capopopolo più che a futuro amministratore istituzionale della città.
Renzi consapevole del prevedibile esito elettorale ma forse non cosciente della simbolica disfatta del Partito Democratico, prima ha imposto un suo candidato tagliando fuori Antonio Bassolino; dopo non ha avviato il famoso processo di rinnovamento del Pd in Campania.
Cosicché succede che il Presidente del Consiglio arriva a Pozzuoli in occasione di un evento organizzato da Telethon e De Magistris vola a Palermo per ricordare Paolo Borsellino.
Morale della favola? Renzi e il Sindaco non si sono ancora incontrati, né a Roma né qui a Napoli.
La vittima di questa empasse istituzionale è una sola: Napoli. Solo un ingenuo può pensare che alla città possa far bene l’assenza del sostegno istituzionale del Governo. Allo stesso modo, l’Italia non può fare a meno della spinta propulsiva che Napoli può dare al paese in termini di sviluppo.
Il problema è che nessuno dei due l’ha compreso. O meglio hanno preferito entrambi mantenere il punto per una logica di consenso. E a ben vedere forse non hanno torto. De Magistris è stato eletto da meno della metà dei cittadini e ha vinto per la mancanza di un degno avversario politico. Infatti, nonostante le sue due liste civiche siano in termini di voti il primo “partito” a Napoli, il sindaco ha perso circa 80mila preferenze rispetto alle elezioni di 5 anni fa.
Il Pd, nonostante abbia preso più voti dei grillini e di Forza Italia, non è riuscito a portare al ballottaggio la sua candidata Valeria Valente. Questo disastro, continuamente evidenziato da Bassolino, prima, durante e dopo le elezioni, ha mandato in crisi i vertici del Partito Democratico campano e napoletano. La Segreteria del partito che si è tenuta dopo la competizione elettorale, non ha risolto alcun problema. È stata annunciata la nomina di un commissario che poi non è mai stata ufficializzata.
Napoli non può permettersi di stare in “guerra” con Roma. Alla città non basta un evento ogni tanto per portare turismo e qualche indotto temporaneo. Napoli deve essere vivibile per i suoi cittadini prima che essere bella e folkloristica per chi viene a visitarla. Ha bisogno di un dignitoso servizio di trasporto pubblico, necessita di una riqualificazione del centro storico e del lungomare liberato, il napoletano deve poter camminare per strade senza voragini e godersi un water front del porto che darebbe linfa vitale, economica e sociale, alla città.
Infine i cittadini hanno diritto a non aspettare altri 30 anni per poter finalmente vivere Bagnoli. E l’attuale polemica Commissario si – Commissario no, non fa altro che mortificare un popolo che non ne può più di promesse politiche mancate.
E se Roma è il “nemico giurato”, Masaniello, i Rivoluzionari del 1779 e i Re che si sono succeduti nella storia di questa città, non hanno fatto una bella fine.
