La repressione, l’uccisione degli oppositori e le altre guerre: perché Putin è un dittatore

Migliaia di manifestanti arrestati. Una legge che punisce con il carcere la diffusione di notizie false (con le autorità che ne stabiliscono la veridicità). La chiusura e la censura dei media indipendenti. Il sostenere che in Ucraina non vi è alcuna guerra o invasione ma soltanto un’operazione speciale. Il divieto dei funerali ai militari caduti in battaglia. Il silenzio assordante delle autorità istituzionali e religiose russe in Italia imposto da Mosca.

Chi sono le vittime del regime di Putin: la repressione

Sono soltanto le ultime azioni di un regime illiberale e autoritario come quello governato da Vladimir Putin. Del resto cosa ci si può aspettare da un uomo che è al potere da oltre vent’anni e che potenzialmente può restarci fino al 2036 (grazie ad una riforma costituzionale varata ad hoc)? Questi sono il presente e il futuro, facciamo un salto nel passato. In questo caso non possiamo non parlare di uccisioni improvvise, suicidi misteriosi, delitti irrisolti. Nel mirino oppositori politici, economici e del mondo dei media.

Chi sono le vittime del regime di Putin: gli oppositori

Anna Politkovskaja, giornalista trucidata il 7 ottobre del 2006 sotto casa perché aveva osato criticare i crimini di guerra commessi dalla Russia in Cecenia. Sono 31 in totale i giornalisti uccisi da quando Putin è ai vertici del Cremlino. Pavel Klebnikov, caporedattore di Forbes a Mosca, ucciso all’esterno della redazione il 9 luglio del 2004 dopo che aveva pubblicato la lista degli uomini più ricchi e influenti della Russia. Sergei Yushenkov, deputato liberale ucciso il 15 aprile 2003 per aver avviato alcune inchieste sugli attentati che giustificarono il conflitto in Cecenia. Alexander Litvinenko, morto per avvelenamento il 23 novembre del 2006, è stata un ex spia del Kgb. Stanislav Markelov e Natalia Estemirova, due attivisti uccisi nel 2009 per aver indagato sui presunti crimini commessi dalla Russia nel Caucaso. Sergei Magnitsky, avvocato trovato morto in cella nel novembre dello stesso anno. Il legale fu arrestato per frode fiscale guarda caso dopo che aveva studiato i casi di alcune imprese russe accusate di corruzione. Soffriva di alcune patologie e gli furono negati cure e farmaci in prigione. Boris Berezovsky, trovato impiccato il 23 marzo 2013 nella sua casa inglese. Le autorità non sono ancora riuscite ad accertarne il decesso per suicidio. Boris Nemcov, ex vice premier e oppositore di Putin, fu ucciso a pochi passi dal Cremlino il 27 febbraio del 2015. Infine ci sono i casi di Alexei Navalny, oppositore del regime ‘putiniano’ attualmente detenuto che è stato vittima di un tentato omicidio per avvelenamento, e Mikhail Khodorkovsky oligarca che vive in esilio a Londra dopo essersi ‘ribellato’ allo ‘Zar.

Chi sono le vittime del regime di Putin: le guerre

È la lista dei casi sospetti e più eclatanti che dimostrerebbero il ‘metodo Putin‘, usato dal presidente russo contro chi non la pensa come lui. Poi ci sono le guerre. Il primo conflitto scatenato da Putin da quando è diventato il leader del Cremlino è stato quello in Cecenia. Uno scontro avvenuto in due fasi, prima nel ’99-2000 e poi nel 2009. Mosca rase al suolo la regione, compresa la capitale Grozny. Ma nel mirino dei russi non finirono soltanto i terroristi islamici ma tutti i ‘ribelli’ e gli oppositori che non volevano sottostare alla legge dello ‘Zar. Tra questi ci sono stati migliaia di civili, morti, incarcerati o fatti sparire. Addirittura, secondo alcune indagini, sarebbe stato l’Fsb (i servizi segreti russi nati sulle ceneri del Kgb), ad aver organizzato gli attentati avvenuti nelle città russe e che sono serviti come giustificazione per l’attacco in Cecenia.

La Georgia, nazione attaccata nel 2008 dopo che fu democraticamente eletto un governo filo-occidentale. Un caso molto simile a quello accaduto di recente in Ucraina. Dal Cremlino, così come accaduto nel Donbass, partì l’ordine di invadere le regioni dell’Abkhazia e l’Ossezia del Sud per proteggere la comunità russa dalle aggressione del governo di Tiblisi (che pure era tentato dall’ingresso nell’Unione Europea e nella Nato, proprio per staccarsi dall’ingombrante presenza di Mosca ai confini). Da allora i due territori sono rimasti sotto l’influenza russa e la Georgia si è trovata in casa un governo filo putiniano. Ma la guerra in Ucraina ha di nuovo destato le piazze georgiane.

Chi sono le vittime del regime di Putin: il dittatore

La Transnistria in Moldavia. Daghestan, Inguscezia, KabardinoBalkaria e Ossezia del Nord. L’intervento in Nagorno Karabakh, zona contesa tra Armenia e Arzebaigian. L’invio di truppe Kazakistan. Sono stati tutti gli altri conflitti nei quali Putin è intervenuto per imporre il volere geopolitico di Mosca sui territori del Caucaso settentrionale. L’interventismo e l’aggressività del Cremlino si è visto anche fuori dai confini euro asiatici. Il più eclatante si è verificato attraverso la guerra condotta in Siria. Le bombe russe hanno consentito al regime di Assad di resistere. Per questo conflitto Putin è nel mirino dei tribunali internazionali per crimini di guerra. E poi ci sono la Libia, la Repubblica Centroafricana e il Mali, dove la Russia non è intervenuta con truppe ‘ufficiali’ ma attraverso milizie mercenarie come quella del Gruppo Wagner.

In alto, da sinistra: Sergei Yushenkov, Pavel Klebnikov, Anna Politkovskaja, Sergei Magnitsky, Vladimir Putin, Alexander Litvinenko, Natalia Estemirova, Boris Berezovsky, Boris Nemcov e Stanislav Markelov
Fonte Euronews
redazione

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