Nei riquadri, dall'alto verso il basso, Raffaele Vastarella, Patrizio Vastarella, Addolorata Staterini, Antonio Vastarella
L’ascesa di Patrizio Vastarella a boss della Sanità e a capo clan non è stata facilitata soltanto dalla guerra che ha visto protagonista anche il clan Lo Russo, artefice della morte di Pietro “Pierino” Esposito, ma anche dall’uscita di scena di suo fratello Raffaele detto l'”Immortale“. Il nome non è casuale, Raffaele Vastarella ha scampato a più agguati restando vivo e al comando fino all’arresto avvenuto nel 2014.
Così, da allora, Patrizio Vastarella ha preso le redini della sua famiglia e dell’omonima organizzazione criminale. Il tutto, nonostante abbia dovuto gestire le varie attività illecite nell’ombra, addirittura in esilio dal suo quartiere. Nonostante la vittoria contro i nemici dei Genidoni – Esposito – Spina, che hanno provocato la morte del nipote Giuseppe Vastarella (figlio del fratello Raffaele) e il ferimento del figlio Antonio in quella che è conosciuta come la strage delle Fontanelle, le operazioni dell’autorità giudiziaria hanno messo in ginocchio il clan Vastarella.
Proprio per quanto riguarda la strage, Antonio Vastarella sarebbe stato salvato dall’intervento di “Micol (un ragazzo di colore amico dei Vastarella ndr) a salvare Antonio Vastarella dalla morte, sfondando un muro e consentendone la fuga”. Le dichiarazioni sono del collaboratore di giustizia Rosario De Stefano. Quest’ultimo ha aiutato il clan Lo Russo ad eliminare il boss Pietro “Pierino” Esposito.
Gli equilibri criminali nel quartiere: situazione molto tesa
La DDA (Direzione distrettuale antimafia) ha disposto le 18 misure cautelari autorizzate dal GIP (Giudice per le indagini preliminari) ed eseguite dalla polizia, basandosi sulle accuse di associazione per delinquere di stampo mafioso, ricettazione, tentata estorsione, detenzione e porto illegale di arma, minaccia, con l’aggravante mafiosa. Il clan Vastarella, inoltre avrebbe cacciato con forza dal quartiere le famiglie appartenenti ai sodalizi avversari.
Fondamentali per le attività degli inquirenti sono state le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, oltre di De Stefano anche di Salvatore Marfè. Quest’ultimo è un ex affiliato del gruppo criminale di Forcella che faceva capo a Maurizio Ferraiuolo (oggi anche lui pentito). Marfè ha rivelato alcuni dettagli sulle alleanze delle organizzazioni criminali del quartiere con quelle di Forcella. In particolare, dei Sequino e dei Savarese alleati con i Sibillo.
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